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Nothing But the Truth, scritto e diretto da Rod Lurie ed uscito in USA nel 2008, direttamente in dvd (nonostante la sua prima ufficiale al Festival di Toronto) per il fallimento della casa di distribuzione, porta sullo schermo una coppia di antagonisti formata dalla colta e stupenda Kate Beckinsale (tra le più belle attrici britanniche viventi, figlia del celebre attore Richard Arthur Beckinsale, prematuramente scomparso) e dalla meteora anni 90 Matt Dillon (star assoluta all’epoca e praticamente scomparso dalle grandi produzioni ai giorni nostri).
I due sono protagonisti di una delicata vicenda di giornalismo investigativo che vede coinvolte la CIA e la Casa Bianca, liberamente ispirata al caso della giornalista Judith Miller che, durante un’udienza di fronte al grand jury tre anni prima, nel luglio del 2005, venne incarcerata da innocente perché si rifiutò di rivelare la sua fonte relata al caso dell’agente CIA sotto copertura Valerie Plame, interpretata da Vera Farmiga che ci colpisce da sempre, purtroppo, soltanto come “gli occhi perfetti del cinema USA”. Esempio emblematico del loro utilizzo è il suo ruolo di figlia del fascinoso Richard Gere nello struggente Autumn in New York (2000).
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I primi 25′ sono impeccabili. Zeppi di cliché da manuale ma decisamente apprezzabili e la trama si dipana, in seguito, in modo avvincente e coinvolgente, sebbene si percepisca ovunque il profumo del già visto e già sentito. Impossibile, infatti, non sorridere di fronte al balzo di mille anni luce nel futuro che separa questo film del 2008 dalla prima stagione della pregevole Homeland (2011) e dell’adamantina The Newsroom (2012). Nonostante tali limiti evidenti, la visione rimane piacevole e l’atmosfera è resa con accuratezza ed attenzione.
Un punto certo ed incontrovertibile sul quale è necessario riflettere a fondo di fronte a film come questo è il seguente: gli americani posseggono una capacità, una qualità innegabile di cui noi europei ed italiani in particolare sembriamo essere, troppo spesso, privi: l’interrogarsi su stessi, sul proprio agire e sui margini reali, tangibili della propria libertà d’espressione senza farsi sconti, sino in fondo, a prescindere dalle pesanti conseguenze cui si rischia di andare incontro. Ecco il reale valore aggiunto di Nothing But the Truth, reso evidente dal titolo stesso che evoca direttamente il giuramento in tribunale: “Nient’altro che la verità”.
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