L’edizione 2015 de I film di Venezia e Locarno a Roma si è svolta dal 15 al 22 settembre scorso in numerose sale cinematografiche romane ed ha presentato al pubblico le migliori opere dei due festival, in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Tra gli autori più significativi, v’è l’iraniano Sina Ataeian Dena, il cui Paradise è stato collocato nella selezione ufficiale per l’attenzione alla sperimentazione che Locarno ha sempre avuto: l’opera, infatti, dall’iter narrativo ellittico che ben descrive l’angoscia di una giovane insegnante in una società opprimente, si avvale di scelte di regia e di direzione della fotografia insolite per una cinematografia abituata ad un essenzialismo determinato dal difficile contesto produttivo (la vicenda del regista Jafar Panahi, al quale è stato vietato di girare per i prossimi 20 anni, ne è testimonianza).
Per quanto riguarda la presenza italiana a Venezia 72, Francesco Ranieri Martinotti, curatore delle Giornate degli Autori, ha rilevato come, malgrado le polemiche, il nostro cinema abbia vinto un premio importante come la Coppa Volpi a Valeria Golino per la sua intensa interpretazione in Per amor vostro, presentato al Nuovo Sacher di Roma, senza contare il nostro candidato agli Oscar, l’intenso Non essere cattivo del recentemente scomparso Claudio Caligari, cui auguriamo grande longevità in sala.
Nella selezione romana, era presente il Leone d’Oro Desde allá – From Afar del venezuelano Lorenzo Vigas (verrà distribuito dalla Cinema di Valerio De Paolis), per un piccolo colpo di fortuna, come ammesso dai curatori; ottima poi la scelta di Janis, documentario fuori concorso di Amy Berg sulla troppo breve parabola della mitica (è il caso di dire) performer blues-rock Janis Joplin che vedremo nelle sale italiane l’8 ottobre, grazie ad I Wonder Pictures.
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Dalle Giornate degli Autori/Venice Days, ci piace segnalare due film diversissimi tra loro: Klezmer e À peine j’ouvre les yeux. Il primo, del polacco Piotr Chrzan, sceglie un episodio poco noto della tragedia dell’Olocausto: la fuga degli ebrei nelle foreste a seguito della distruzione dei ghetti della Polonia e la reazione degli abitanti del luogo, caratterizzata da una spaventosa mancanza di pietas, salvo rare eccezioni. Il secondo, della tunisina Leyla Bouzid, racconta la vicenda di Farah, che cerca nella musica il modo di essere protagonista, insieme a moltissimi altri giovani, del cambiamento che sfocerà nella Primavera Araba e nella cacciata del tiranno Ben Ali.
Infine, una vera perla tratta dalla Settimana della Critica è Tanna, film australiano dei registi Bentley Dean e Martin Butler, girato a Vanuatu, isola vulcanica nell’Oceano Pacifico, dove ha luogo un dramma alla Romeo e Giulietta in salsa etnografica: gli anziani del popolo Yakel cercano di risolvere l’eterna controversia con i rivali Imedin, dando in sposa al loro capo una delle più belle ragazze del villaggio che però ama un suo coetaneo. Interpretato dagli stessi abitanti dell’isola, il film mette in mostra tutta la bellezza dei popoli tribali e di una natura imponente, la cui forza sembra forgiare i destini degli uomini che ne sono avvolti.
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Ora non resta che sperare in una saggia distribuzione per tutti quei titoli che ne sono orfani e rischiano, come spesso accade nel nostro paese, di non vedere mai la sala.
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