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“Experience film in a DIFFerent way”. Basterebbe questo slogan ufficiale per spiegare il valore visivo e visionario del Festival Internazionale del Film di Dublino 2016, giunto quest’anno alla sua 13ma edizione. Nato nel 2003, grazie al famoso critico cinematografico e principale corrispondente agli Spettacoli dell’Irish Times Michael Dwyer, questo iperdinamico momento di confronto tra la cinematografia della terra di smeraldo e la più importante produzione internazionale di film e documentari, è cresciuto sempre più, sino ad assumere quest’anno la denominazione di ADIFF (Audi Dublin International Film Festival) come tributo al main sponsor Audi che è recentemente subentrato al classico Jameson Irish Whiskey.

Il film di apertura dell’edizione 2016 del festival, svoltasi dal 18 al 28 febbraio, è stato Sing Street di John Carney, ritratto musicale e coinvolgente della Dublino anni 80 in cui la recessione mordeva ma la gioia di vivere degli irlandesi era rimasta immutata e le note riempivano le strade con immutata energia.

Una chiave completamente diversa e profondamente newyorkese per l’ultimo lungometraggio della divina 55enne Julianne Moore che ci regala il ruolo della psicotica Georgette Norgaard, ex moglie danese di un frustratissimo Ethan Hawke nel delizioso Maggie’s Plan di Rebecca Miller (figlia di Arthur Miller e moglie di Daniel Day-Lewis), con un’adorabile Greta Gerwig, per la quale è impossibile non tifare sin dal primo istante. Presentato il 12 settembre 2015 al Festival di Toronto, il film uscirà nelle sale americane il 20 maggio e non possiamo che sperare di vederlo anche in Italia in autunno. Il secondo giorno di festival ha visto anche la presentazione del pregevole e da noi già noto Mustang che si è aggiudicato il premio come Miglior Film.

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Densissimo il Day 3 che ha regalato al pubblico l’anteprima irlandese del nuovo lungometraggio dei fratelli Coen, Ave, Cesare!, da noi in uscita il 10 marzo con Universal, la versione rimasterizzata (nel 2016 ricorre il ventennale dall’uscita) dell’intenso Michael Collins di Neil Jordan, Truth con la meravigliosa Cate Blanchett e, last but not least, il più bel documentario che sia mai stato girato sul Premio Nobel Irlandese Samuel Beckett ed il geniale Buster Keaton, uniti nella realizzazione di Film. Il titolo? Notfilm! Sentire la voce di Beckett sul grande schermo vale da solo il prezzo del biglietto ma c’è molto, molto di più, in questo autentico tributo di cinefilia e profondo amore per il teatro firmato Ross Lipman.

Impossibile non citare la celebrazione della leggendaria Angela Lansbury, presente nell’algida Dublino nonostante i suoi 90 anni, che ha coinvolto molte migliaia di persone. In fondo, colei che è nota al pubblico italiano soltanto come l’irresistibile Jessica Fletcher ha sulle spalle una carriera da star che risale addirittura agli anni 40!

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Il film più interessante del giorno è stato sicuramente The Truth Commissioner di Declan Recks che vede riunita sul grande schermo la romantica coppia dello struggente Jimmy’s Hall del maestro Ken Loach: Barry Ward e Simone Kirby, sebbene presenti qui in ruoli collaterali. La parte del leone, infatti, la fanno i cattivi, rappresentati egregiamente da Conleth Hill, noto al mondo principalmente per il suo mefistofelico ruolo in Game of Thrones: è l’ambiguo quanto potente Lord Varys!

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Il 23 febbraio è stato il giorno di Claudia Cardinale, giunta a Dublino per ricevere il Volta Award, lo stesso premio alla carriera tributato alla Lansbury ed essere celebrata con tutti gli onori e ben due proiezioni (Sandra di Luchino Visconti ed Ultima fermata, lungometraggio d’esordio di Giambattista Assanti), cui è seguito un intenso incontro con il pubblico. Il cinema italiano è stato fortemente presente in questa edizione del Festival ed è prova evidente di ciò il premio a Monica Bellucci per la sua interpretazione in Ville Marie e la proiezione, nel pomeriggio della giornata di chiusura, di Vergine giurata di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher nel ruolo della protagonista, presentato in anteprima a Berlino nel 2015.

Il Premio della Giuria è andato ad Anomalisa di Charlie Kaufman che non ha bisogno di presentazioni, mentre quello al Miglior Film Irlandese è stato assegnato (ampiamente meritato) al film di chiusura, Viva di Paddy Breathnach. Intenso, fantasmagorico e teneramente romantico. Una Cuba così non l’avete mai vista ed a mostrarvela è stato un irlandese! Chapeau.

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Menzione d’onore per l’imperdibile quanto durissimo Mammal di Rebecca Daly che ha visto premiare il giovane protagonista Barry Keoghan come Miglior Attore e per quell’autentico diamante intitolato The Wake di Oonagh Kearney. Non si vedeva un pezzo di danza filmata così bello sul grande schermo da eoni: “Una donna, una casa. La fine è vicina ma nuovi inizi e nuovi risvegli la attendono”. La celeberrima attrice, scrittrice e teatrante Olwen Fouere (era la madre di Mary in This Must Be the Place di Paolo Sorrentino) è il perno intorno al quale ruota quest’opera intensa e suggestiva che ci auguriamo venga distribuita in Italia.

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Il Direttore del Festival Internazionale del Film di Dublino Grainne Humphreys che ha svolto il suo compito in modo egregio, regalando al pubblico una selezione veramente pregevole, ha così commentato, nel suo discorso conclusivo: “I nostri studios sono una componente vitale della distribuzione cinematografica in Irlanda e combattono duramente per portare i film ai festival ed agli eventi speciali. Avrete notato, inoltre, che negli ultimi anni abbiamo avuto molti più ospiti da altre nazioni, non soltanto ai festival ma anche durante l’anno e di ciò dobbiamo essere grati allo stato di costante (positiva, energetica) agitazione dei distributori”.

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