Una volta ogni tanto, sempre più di rado rispetto al passato, appare un’opera prima che fa impazzire i cinefili di tutto il mondo, decretandone l’assoluto, indiscutibile valore. È questo il caso di Güeros, esordio nel lungometraggio dell’attore e regista messicano Alonso Ruizpalacios che opera al cinema ed in teatro ed ha alle spalle un cortometraggio, Café paraíso ed una serie televisiva di grande successo, durata 3 stagioni, XY. La revista.
Per Güeros, come fa di solito, lo vediamo nella doppia veste di regista e sceneggiatore ed il valore di questo suo road movie è assoluto, come testimoniano il premio come Miglior Opera Prima al Festival di Berlino 2014, il Gran Premio della Giuria con Menzione Speciale per la Miglior Regia ed il Premio per la Miglior Fotografia al Tribeca Film Festival, nonché ben 7 Ariel Awards Mexico 2015, tra cui Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista e Migliore Attrice Protagonista. Non si può, quindi, che ringraziare Exit Media per avercelo mostrato in anteprima al Festival del Cinema Spagnolo 2016 e Bunker Hill che ne ha curato la distribuzione in Italia, a due anni dall’uscita.
Complice una sceneggiatura di ferro (scritta dal regista a quattro mani con Gibrán Portela) ed un cast che sembra nato per interpretare questa storia, il film diventa un tributo a Città del Messico ed alla giovinezza in generale, facendoci sognare attraverso gli occhi dei tre protagonisti, Tomàs, Federico “Sombra” e Santos, cui si unisce la femminilità dirompente, rappresentata da Ana. Sulle note del mitico e mitizzato cantante folk rock messicano Epigmenio Cruz, fulcro dell’intera narrazione e grazie alla scelta coraggiosa ed estremamente azzeccata del bianco e nero, Güeros ci fa sognare ininterrottamente per 106’, facendoci desiderare un gioiello filmico come questo ogni semestre.
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Pregevole è, infatti, come se quella dell’amicizia non bastasse, la soluzione narrativa del tema rivoluzionario che, partendo dalla radio clandestina “Contraband FM” giunge all’Università e permea l’intero film di una favolosa atmosfera di ribellione che ricorda molto alcune sfumature di Goodbye Lenin, grazie anche ad inconsapevoli quanto geniali aforismi dei protagonisti come “noi scioperiamo dallo sciopero”. Tenero ed irresistibile, inoltre, il personaggio della dolce ma risoluta Aurora, figlia del vicino e del suo “cavo arancione” con il quale regala elettricità al protagonista che non può permettersi di pagare la bolletta. Molto carino, inoltre, il cameo del regista nei panni del dottore che ha visitato Epigmenio in ospedale e rivela al solo apparentemente battagliero Sombra cosa sia realmente la terrificante tigre che c’è e non c’è. Semplicemente esilarante quanto arguta la disamina sul “continental breakfast”.
Le gocce di pioggia sulle foglie, la corsa in auto, lo sciopero dell’Università Nazionale nel 1999 che durò per mesi (emblematico il fatto che, proprio come per l’adolescenza, la fine di un millennio si verifichi una volta sola) e funge da sfondo alle vicende di Sombra, Santos e del giovane Tomás, la dilaniante bellezza di Ilse Salas che interpreta Ana, la femme fatale del film, ex fidanzata del protagonista. Le splendide poesie alla radio, la voce materna di Aurora che aiuta Sombra a superare la solitudine della nera notte, cantando nel telefono improvvisato.
Una moltitudine di piccole gemme.
Una visione imperdibile.
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