Terrence Malick è tornato. Flusso di coscienza, camera a mano, inquadrature larghe e oblique che ricordano i quadri di Hopper, voce fuori campo… sul solco di The Tree of Life, il giovane grande vecchio del cinema mondiale dà continuità alle riflessioni esistenziali e alle scelte stilistiche presenti nel film Palma d’Oro a Cannes 2011 (ancor prima in La sottile linea rossa).
Forse la biografia di Malick può spiegare le sue opere: di lontane origini mediorientali, è tutto fuorché un tipico cineasta USA, viste le sue sensibilità culturali che spaziano proprio come la sua macchina da presa.
Nella vicenda narrata in Song to Song, collocata nel mondo della musica pop, dove glamour e ambizione sono miscelate in dosi massicce, la ricerca della felicità e dell’amore è al centro dei pensieri reconditi dei giovani protagonisti, impegnati in una sorta di girotondo “à la Schnitzler” (e “alla Kubrick”, pensando al suo Eyes Wide Shut) fatto di sesso, tradimenti, trasgressioni, il tutto all’insegna del binomio eros – thanatos.
Gosling, Mara, Fassbender e Portman si aggirano – di volta in volta romantici, trasognati, disperati – tra interni disadorni ma lussuosi, giardini e piscine, locali, diners e motel. Ballano, si abbracciano, le loro mani si sfiorano, i loro corpi si aggrovigliano, ogni tanto qualcuno suona distrattamente una chitarra o un pianoforte.
Ma non bisogna avere l’impressione che…“dannazione, in questo film non succede mai nulla”… Al contrario, Song to Song possiede una solida struttura che poggia sui quattro protagonisti principali: un musicista di talento che vuole restare fedele a sé stesso, una ragazza divisa tra il ruolo di cantautrice e quello di groupie, un produttore arrivista e manipolatore, una giovane proletaria che come Icaro si brucerà le ali avvicinandosi troppo al sole del successo: i rapporti tra i quattro permettono a Malick di svolgere una malinconica riflessione sulle difficili scelte di vita che ognuno è chiamato a fare, fino ad immaginare che il più sincero di loro, il musicista interpretato da Gosling, BV, getti tutto a mare e si metta a fare l’operaio pur di ritrovarsi.
Il film è impreziosito dalle apparizioni di Holly Hunter nei panni della madre sola e disperata di Rhonda, e di Cate Blanchett, fascinosa, seduttiva nuova fiamma di BV, che si vede stroncare dalla madre di lui (“Tu non sei felice” e, rivolta al figlio, “Lei non è la persona giusta per te”), la cui perfidia è alimentata come un incendio dal dolore per il marito che passa dall’essere insensibile verso la famiglia ad uno stato neurovegetativo che lo costringe all’immobilità.
Qualcosa di più di semplici cameo sono le apparizioni, nel ruolo di sé stessi, di artisti del calibro di Patti Smith, Iggy Pop, Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers e John Lydon (alias Johnny Rotten) dei Sex Pistols: gli interventi dei musicisti danno al film un tocco di “cinema del reale” poiché compaiono nel flusso della vita on stage, parlando delle proprie esperienze o – come nel caso della Smith – mostrando dal vivo cosa significhi comporre una canzone sulla base di un semplice accordo di re maggiore.
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