Arracht, il primo lungometraggio del cineasta dublinese Tom Sullivan, è un dolente apologo sul tragico destino di milioni di irlandesi colpiti dal flagello della carestia a metà Ottocento, quando le condizioni socio-economiche già precarie si aggravarono terribilmente a causa della peronospora, un parassita che colpì in modo letale le coltivazioni di patate.
The Great Irish Famine, in gaelico An t-Ocras Mór, è un fenomeno storico ben noto nell’isola di smeraldo, i cui abitanti morirono a migliaia e a migliaia dovettero emigrare per cercare salvezza altrove. Sempre nell’ambito dell’Irish Film Festa 2021 Silver Stream, ne narra il bel documentario “The Hunger: The Story of the Irish famine”, con la regia di Ruán Magan e la voce narrante di Liam Neeson.
Recitato in gaelico, Arracht vuole descrivere la mostruosità della carestia. La fame è un mostro: alla stessa stregua del tremendo fungo che fa marcire le patate, è una piaga terribile che devasta non solo i corpi ma anche le anime, inasprendo la violenza nei rapporti umani e sociali.
L’opera di Sullivan, realizzata con un budget ridotto, dà voce all’umile pescatore Colmán, che cerca di procurarsi con dignità i mezzi per sfamare la sua famiglia nel Connemara.
Deve però affrontare, oltre al fato avverso, anche le arroganti pretesi del landlord britannico, che pretende di riscuotere da Colmán e da tutti gli abitanti del villaggio l’affitto per le terre di sua proprietà, malgrado siano divenute così drammaticamente improduttive.
Il confronto sfocia in tragedia, a causa dell’intervento di Patsy, un marinaio della flotta di Nelson divenuto disertore in odio agli inglesi e rifugiatosi presso Colmán.
Da qui la vicenda assume tratti oscuri, per via di una sceneggiatura alquanto ellittica; basti dire che Patsy assume il ruolo catartico di angelo del male, trasformandosi in delatore per la polizia militare di Sua Maestà che cerca di strappare Colmán ai suoi tentativi di proteggere le vite che gli sono affidate.
Vista la collocazione geografica e quella religiosa dell’Irlanda, la storia si chiude su un viaggio per mare accompagnato da una preghiera, la cui tristezza va di pari passo con la speranza.
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