“Mothering Sunday” approda alla Festa del Cinema di Roma dopo un passaggio a Cannes74. Ambientata tra le ricche magioni dell’Oxfordshire, la storia è stata “adottata” dalla regista franco-britannica Eva Husson dopo aver letto l’adattamento cinematografico che Alice Birch ha tratto dal libro di Graham Swift.
Nel 1918 Jane Fairchild, la poco più che ventenne Odessa Young, aveva quattordici anni quando ha iniziato a prestare servizio presso le famiglie benestanti di un’Inghilterra appena uscita da una terribile guerra.
Nel 1924 Jane Fairchild è una giovane domestica che vivrà una giornata indimenticabile in compagnia del suo amore segreto, Paul Sheringham – Josh O’Connor, già principe Carlo in “The Crown”.
Negli anni Quaranta, alla fine di un’altra terribile guerra, Jane Fairchild è una scrittrice affermata, sposata con Donald, un filosofo anglo-nigeriano, interpretato dal trentenne Sope Dirisu.
Nel 1982 Jane Fairchild è un’anziana scrittrice ancora attiva, alla cui porta bussa un gruppo di reporter che vorrebbero intervistarla alla notizia della vittoria del Nobel per la letteratura (l’interprete dell’ultimo tratto di questa biografia immaginaria è niente meno che Glenda Jackson).
Il filo biografico teso tra il lavoro di domestica e il mestiere di scrittrice è il tema conduttore su cui si sviluppa il racconto di questa giornata particolare – la britannica Domenica della Mamma – vissuta da Jane e dai personaggi che si muovono intorno a lei nell’Inghilterra colta tra due guerre mondiali (come cantava decenni fa Billy Bragg, acuto cantore delle crepe sociali su cui è fondato il Regno Unito: “Sweet moderation, heart of this nation, desert us not, we are between the wars”).
L’orfana Jane, costretta dalle sue traversie personali a lavorare a servizio presso agiate famiglie alto borghesi, ne frequenta le biblioteche, riceve in dono volumi, impara da giovinetta ad apprezzare la bellezza, l’eloquio forbito e la profondità di pensiero. Tutte doti che, come abbiamo visto, la condurranno ad intraprendere la carriera letteraria. Ciò anche grazie alla socialmente insolita frequentazione con Paul, rampollo di casa Sheringham, vicini di casa dei pari censo Niven e a loro accomunati dalla tragica perdita di tutti i loro figli tranne Paul stesso, più giovane, inghiottiti nel massacro della I guerra mondiale.
Paul è un giovane universitario, indotto dalla famiglia agli studi in giurisprudenza per potersi meglio dedicare agli affari che – oltre alla meteorologia – costituiscono il principale argomento di conversazione nel corso delle riunioni sociali. Memorabile il picnic indetto dai coniugi Niven, una strepitosa coppia attoriale formata da Olivia Colman e Colin Firth, che manifestano mirabilmente, ciascuno secondo la propria tavolozza cromatica di espressioni, il dolore per la morte dei figli insieme all’intento di andare avanti comunque.
Tuttavia, Paul non è l’arrogante esponente di una casta consapevole del proprio privilegio, è invece sensibile e gentile anche verso i ceti inferiori. Ed è quindi naturale che sbocci un tenero amore tra lui e la Jane dalle umili origini, descritto dalla regista con partecipazione e lirismo, con tocchi quasi pittorici: l’indugiare sull’intimità non è mai gratuito, ma offre la possibilità di indagare sulla purezza di un sentimento che nasce tra due persone consapevoli di non poterlo esprimere a causa delle rigide regole sociali dell’epoca.
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