Il nome di Oscar Camps dice poco alla gran parte del pubblico che   segue 24 ore su 24 qualsiasi vicenda accada sul Pianeta Terra,  secondo i principi dell’iperconnessione digitale, che ci dà l’illusione di essere competenti in materie di cui in realtà non sappiamo niente. Eppure, questa persona si è resa protagonista di una delle iniziative più nobili che si possano immaginare: salvare vite umane. Questo bagnino catalano è riuscito in pochi anni a mettere in piedi una organizzazione di salvataggio e soccorso in mare, Open Arms, grazie ad un’esperienza ventennale acquisita sulle coste spagnole.

Il 2 settembre 2015 la tragica morte del piccolo Aylan Kurdi, un bimbo curdo messo su un’imbarcazione per fuggire dall’incendio siriano e annegato nel mare di Bodrum, scuote le coscienze di mezza Europa – quella meno anestetizzata dal flusso continuo di notizie svuotate del loro significato profondo.

Qualcuno decide di agire. Le organizzazioni e gli operatori umanitari già attivi intensificano le loro azioni di soccorso; singoli individui come Oscar Camps avvertono un impulso forte, improvviso, imprevedibile ma umanissimo: l’urgenza di mettere in campo le proprie capacità al servizio di chi ne ha drammaticamente bisogno in quel momento, in quella fase storica, qui e ora.

La storia del fondatore di Open Arms è raccontata con quello stesso impulso umanitario in Mediterráneo, una produzione ispano-greca diretta dal regista spagnolo Marcel Barrena, che si è posto la domanda: “Cosa fare?”, e la risposta è stata un film che rendesse visibile ciò che stava (e sta, purtroppo) succedendo a sole due ore di aereo da casa nostra. “Per quattro anni abbiamo lavorato a Lesbo per conoscere in prima persona la situazione e dare forma a un progetto in cui abbiamo affrontato l’inimmaginabile: abbiamo girato negli uffici di Open Arms, abbiamo ricostruito un campo profughi e abbiamo assunto come comparse centinaia di rifugiati”.

Con il realismo reso indispensabile dalla tragica attualità, e con  efficacissime riprese acquatiche, Barrena ha allestito un racconto avvincente su come Camps ha convinto l’amico e collega Gerard Canals ad andare su un’isola greca per “dare una mano”. Ma quella che era iniziata come una trasferta di due giorni diventò una missione che durata mesi e che ha portato a salvare la vita a più di 60.000 persone.

Eccellente il cast con Eduard Fernández nei panni del fondatore della onlus spagnola (notevole la somiglianza fisica tra i due), Dani Rovira in quelli di Gerard e Anna Castillo in quelli della figlia Esther; il sempre bravo Sergi López è Nico, il titolare della società di salvataggio, inizialmente concentrato sulle esigenze economiche della sua impresa ma poi “sedotto” dal coraggio dell’amico.

Infine, Melika Foroutan interpreta la madre di una ragazza siriana data per dispersa in uno dei tanti naufragi, dando così voce – nelle parole di Barrena – ai tanti genitori che si trovano davanti ad una drammatica scelta per il destino dei loro figli.

Proprio in questi giorni si è aperto il processo nei confronti dell’ex Ministro degli interni italiano, Matteo Salvini, con l’imputazione di sequestro di persona per non aver consentito lo sbarco di 147 migranti salvati da Open Arms. Ci sarà anche la testimonianza in aula di Richard Gere che nel 2019 salì sulla nave per assistere i migranti ancora a bordo.

Le parole conclusive di Marcel Barrena sono probabilmente il miglior commento all’atteggiamento sprezzante di Salvini: “Né il film né io abbiamo le risposte per porre fine a ciò che accade nel Mediterraneo, ma possiamo fare da megafono perché nessuno dimentichi quel che avviene sulle nostre coste”.

You May Also Like

More From Author

1 Comment

Add yours

+ Leave a Comment