Ventotto anni dopo la commedia low budget Clerks, oltremodo volgare e incasinata, e sedici anni dopo l’esilarante Clerks II, Kevin Smith ritorna alle origini, al suo Quick Stop, per chiudere (definitivamente?) il cerchio. Gli ormai cinquantenni Dante Hicks (Brian O’Halloran) e Randal Graves (Jeff Anderson) sono ancora dove li abbiamo lasciati e, anche se ora sono proprietari del negozio, la vita non è andata come si aspettavano: un dramma familiare ha devastato Dante che cerca di nascondere la sua sofferenza al mondo ed il sempre infantile Randal, dopo un attacco cardiaco che lo ha quasi ucciso, si ritrova a dover fare i conti con le sue scelte e la mancanza di un futuro.
Tra volti vecchi (il “rinato satanista” Elias, Becky, gli immancabili Jay e Silent Bob) e nuovi (i cameo di Danny Trejo, Amy Sedaris e Sarah Michelle Gellar) si conclude, con qualche lacrima, una parte importante dell’Askewniverse.
Il regista non si è realmente mai trovato a suo agio con i meccanismi hollywoodiani – di certo ci sono registi meno sensibili in grado però di gestire meglio un certo linguaggio cinematografico – ed ha dimostrato di lavorare al suo meglio girando film indipendenti, intimi e personali, e Clerks III rientra perfettamente nella categoria: l’attacco di cuore è palesemente basato su quello avuto dal regista e tutto il film è chiaramente un metadocumentario
Questo terzo episodio “della saga”, nonostante la pubblicità “ingannevole” tesa ad attirare chi cerca una risata facile, è anche e principalmente una malinconica, nostalgica riflessione sul rimpianto, sulle decisioni che siamo stati costretti a prendere, sulle occasioni perdute e sulla necessità di riconciliazione con le persone che abbiamo ferito; si distanzia notevolmente dalle opere più leggere (spesso di maggior successo) come Jay and Silent Bob Strike Back e Jay and Silent Bob Reboot.
Non mancano, peraltro, i momenti divertenti – in particolar modo nelle scene dell’ospedale e nelle citazioni assolutamente estemporanee di Star Wars e Conan il Barbaro – usati principalmente per alleggerire le situazioni più gravi.
Con Clerks III, Kevin Smith, giunto idealmente a metà della carriera, ha dimostrato di aver finalmente raggiunto la completa maturità narrativa.
Una visione altamente consigliata.
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