Buona la prima regia di una delle più brillanti e versatili attrici italiane.

Prescelto come film di apertura della Festa del Cinema di Roma 2023, nonché primo film del concorso Progressive Cinema, C’è ancora domani, nelle sale italiane dal 26 Ottobre distribuito da Vision Distribution, è il debutto registico di Paola Cortellesi che, dopo tante sceneggiature (Gli ultimi saranno ultimi, Come un gatto in tangenziale, Ma cosa ci dice il cervello), si cimenta con una storia scritta insieme agli sceneggiatori Giulia Calenda e Furio Andreotti.

Ambientata nella Roma popolare quale era il quartiere di Testaccio negli anni ’40 e girata in bianco e nero, ad omaggiare la grande stagione del Neorealismo, il film racconta la vita di Delia, madre di tre figli, moglie del bruto Ivano e nuora di Ottorino, vecchio detestabile: una donna dedita alla famiglia in modo assoluto.

Sulle sue spalle grava la responsabilità di “portare avanti la baracca” in totale solitudine, tra faccende domestiche, accudimento del suocero e lavoretti fuori casa per arrotondare il salario del marito manovale.

Delia può trovare sprazzi di umanità soltanto al di fuori dell’asfissiante focolare: un empatico black soldier della polizia militare USA ancora presente in città, la portinaia che sa farsi gli affari propri e soprattutto l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), titolare di un banco di verdura al mercato rionale e dispensatrice di buoni consigli e sigarette.

A Delia sono negate persino le piccole gioie quotidiane come il fumare o il gustarsi la cioccolata regalata dagli americani in quanto, tristemente, considerate appannaggio degli uomini, cui le donne appartengono.

Valerio Mastandrea dà volto, corpo e soprattutto mani violente ad un personaggio orrendo, degno figlio di suo padre – interpretato da Giorgio Colangeli – sempre pronto ad impartire lezioni di potere maschile (“Nun je devi mena’ sempre che sennò s’abitua… solo una volta ogni tanto ma forte, così capisce”) e ad estendere dispoticamente il proprio dominio patriarcale su tutta la casa, pur se confinato a letto per raggiunti limiti di età.

Unica via di uscita alla miseria in cui si dibatte la famiglia di Delia, come tante devastate dalla guerra mondiale da poco terminata, è il matrimonio della figlia più grande, Marcella (la giovanissima Romana Maggiora Vergano), promessa sposa di Giulio (Francesco Centorame), rampollo di una coppia di provinciali arricchiti ma accusati d’aver fatto fortuna con la borsa nera e traffici ancor più oscuri.

Ma è proprio il sospirato fidanzamento – solo evento in grado di scuotere Ivano dal suo livore verso il mondo – a risvegliare in Delia il senso di una dignità perduta, che la stessa figlia reclama indignata di fronte ai soprusi del padre, salvo rischiare di fare la stessa fine della madre ridotta a schiava d’amore.

Ecco quindi la svolta, l’esito inaspettato, tutto volto al bene comune:  siamo nel pieno della campagna per il Referendum Istituzionale Repubblica vs. Monarchia del 2 Giugno 1946, la prima occasione in cui le donne furono ammesse al voto in Italia; come ricordano i titoli di coda del film, l’89% delle aventi diritto andò effettivamente alle urne. Così fa Delia, con la complicità e la solidarietà delle amiche e della figlia, contro la volontà retriva del marito.

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Paola Cortellesi sul set-Foto di Luisa Carcavale

La regista, come da lei stessa dichiarato in conferenza stampa, ha voluto restituire la fatica, la sofferenza, la tenacia, il coraggio con cui le donne percorrono la  strada verso l’affermazione dei propri diritti malgrado le violazioni che ancora oggi si devono purtroppo registrare.

Paola Cortellesi sorprende lo spettatore con un’opera composita, in chiaroscuro, dove tensioni e momenti drammatici sono accompagnate da note di dolente ironia tipicamente romana – i dialoghi e le battute strappano spesso una risata – e dove i picchi di durezza e di brutalità raggiunti da Ivano/Mastandrea vengono stemperati in immaginifiche danze a due, per occultare l’indicibile violenza e sopraffazione e per consentire a Delia/Cortellesi di sopportare e andare avanti… fino alla liberazione finale, discreta ma potente.

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Paola Cortellesi in Conferenza Stampa

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