Immaginate che, da un giorno all’altro, tutto quello che avete costruito con sacrificio nell’arco della vostra vita vi venga portato via.
E che assieme ai vostri beni spariscano anche la vostra serenità e la capacità di guardare al futuro con fiducia.
Immaginate che a quel punto l’affetto e il conforto di chi vi vuole bene non sia più sufficiente a reggere l’onda d’urto della vergogna.
Perché di quel mostruoso raggiro, ingiustamente, vi sentite anche responsabili.
Antonio Albanese
Esisteva un’epoca magica e travagliata, in cui il cinema italiano si interrogava.
Su se stesso, sulla realtà, sulla società, sul mondo.
C’era un’epoca in cui il cinema italiano era al livello di quello europeo, francese in primis.
Sul cibo e sul vino non ci batteranno mai ma sulla qualità della propria cinematografia… sono 50 anni in avanti rispetto a noi, grazie a politiche governative consapevoli di cui, dalle nostre parti… si ignora/si finge di ignorare l’esistenza.
Era l’epoca di Rosi, Scola, Damiani e Petri.
In pochissimi, nel nostro venerando continente, si interrogavano sulla realtà.
Noi eravamo in prima linea in tale percorso di critica ed autocritica.
– Anno del Signore 2023 –
All’orizzonte… sembra muoversi l’animale morente del sommo Roth.
Paola Cortellesi ed Antonio Albanese decidono di non fare l’ennesimo marchettone travestito da cinepanettone di merda ma di donarci due lungometraggi (la prima regia per lei, la sesta per lui ) che affrontano duramente la realtà.
La prima, con C’è ancora domani, nelle sale italiane dal 26 Ottobre, affronta un passato sempre dolorosamente attuale, sebbene assai ipocritamente celato… paradossalmente… oggi più che allora.
Il secondo, ispiratosi a Criminali come noi del regista argentino Sebastián Borensztein, pregevole Premio Goya (per il Miglior Film Straniero in lingua spagnola) 2020, ci dona il suo splendido Cento domeniche, da oggi 23 Novembre 2023 nelle sale italiane, distribuito, proprio come C’è ancora domani, da quei visionari che sto iniziando seriamente ad amare… di Vision Distribution.
Per l’anteprima italiana di entrambi è doveroso ringraziare la lungimiranza della Festa del Cinema di Roma 2023.
Conscio che ciò potrebbe comportare un netto avvicinamento dell’asteroide finale al nostro pianeta (punto di impatto, ovviamente, la scrivania toscana all’ombra del cui sontuoso castello vi sto scrivendo), ritengo doveroso sottolineare come la prima regia di Paola Cortellesi sia un buon prodotto dall’innegabile valore sociale ma Cento domeniche… farebbe applaudire i fratelli Dardenne.
Con le parole del regista: “Antonio Riva è il protagonista della nostra storia.
Antonio è una delle tante vittime dei crack bancari.
Storie di ordinaria avidità che hanno travolto le esistenze di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori su e giù per la penisola.”.
Questo grandissimo film in cui, evento rarissimo nel cinema italiano, il regista non spreca neanche un’inquadratura, ti fa sperare sino all’ultimo, con tutta l’anima, che si tratti di un lavoro di finzione, che alcune banche non abbiano davvero avuto la folle efferatezza di bruciare – da un giorno all’altro – i risparmi di migliaia di esseri umani che si sono fidati di loro per tutta la vita.
E invece… purtroppo… la realtà supera sempre la fantasia ed è sempre Antonio Albanese che, in molti lo ignorano, ha realmente lavorato come operaio al tornio in quegli stessi luoghi da lui così sensibilmente descritti, a ricordarcelo:
“Ho compiuto ricerche approfondite per molti mesi, ho letto vari libri su diversi crack bancari piccoli e grandi, le mie indagini sono partite da fatti criminosi avvenuti nel 1893 e che si sono poi riproposti a intervalli regolari fino a oggi. Ho parlato con giornalisti che sull’argomento hanno documentato con attenzione tante verità, ho incontrato un esperto del settore che mi ha raccontato come nelle banche sia piuttosto facile mettere in moto meccanismi per ingannare i clienti, soprattutto quelli di estrazione umile, che sono più indifesi.
Mi ha illuminato facendomi notare come, quando si cade in certe trappole che mandano in rovina, non si pensa mai al contorno, al dolore e alla disperazione che colpisce non solo la vittima, ma anche i suoi cari, i familiari, gli amici che vengono feriti. È molto raro che un cliente che stipula un contratto con una banca lo legga sino in fondo e nel dettaglio, purtroppo questa situazione legittima chi, in modo disonesto, trae vantaggio dalla buona fede della gente.
Mi sono avvalso poi della consulenza di una psichiatra che ha scelto di assistere, con altri colleghi, tante persone che hanno perso il sonno a causa della perdita dei loro averi. Per persone benestanti il danno è relativo ma se a subire un trauma simile è un operaio che si ritrova all’improvviso con pochi euro sul conto in banca, siamo davanti ad un tradimento profondo che va raccontato.”
Asciutto, aguzzo, gioioso, doloroso, spietato, girato con una mano che nessuno potrebbe attribuire al regista di un’opera prima.
Antonio Albanese ci ha regalato il Miglior Film Italiano del 2023, a poco più di un mese dalla fine dell’anno.
Correre in sala non è necessario.
È doveroso.
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