Fu vera gloria?
Napoleon di Ridley Scott è distribuito da Eagle Pictures (in versione cinematografica “ridotta”, 2 ore e 38 minuti) ed è nelle sale italiane dal 23 Novembre.
Trattandosi di una monumentale produzione Apple, troverete in seguito su AppleTv+ la versione integrale estesa (oltre 4 ore di durata) diretta dallo stesso Scott.
Napoleon annovera un cast stellare: il talentuoso premio Oscar Joaquin Phoenix nei panni di Napoleone Bonaparte, la meravigliosa Vanessa Kirby nelle sontuose vesti di Giuseppina Bonaparte, il talentuoso Tahar Rahim nel ruolo di Paul Barras ed uno stuolo di altri interpreti, tra i quali è doveroso menzionare il redivivo Rupert Everett nei panni di un arcigno Duca di Wellington.
L’ambizione del buon Ridley e del suo sceneggiatore David Scarpa è pari forse alla stessa di Alessandro Manzoni ma l’immane impresa di abbracciare l’intera vita del condottiero più famoso della storia gli è riuscita solo in parte.
Esempio evidente di ciò la scena, storicamente imprecisa, in cui Napoleone assiste alla decapitazione di Maria Antonietta; regista e sceneggiatore optano, infatti, per una chiave narrativa personale, analoga a quella che spinse Quentin Tarantino a far uccidere Hitler da un gruppo di soldati ebrei.
In realtà, una profusione di mezzi tecnici, splendidi costumi e, parzialmente, alcuni aspetti della narrazione ove si cerca comunque la veridicità, ci conducono verso una scelta corretta: incentrare la storia sul rapporto tra Napoleone e Giuseppina (tralasciando le numerose amanti), regalando in tal modo allo spettatore un accesso alla psicologia dell’uomo dietro alla maschera del leggendario condottiero.
Un limite evidente della pellicola risiede nel voler, quasi a tutti i costi, rimarcare alcune date, alcuni luoghi, saltando determinati periodi ed importanti battaglie, imponendo alla struttura narrativa un eccesso di salti temporali.
Forse, gli spettatori meno avveduti che conoscono la storia dai precedenti film o sceneggiati (vedi quello del 2002 con protagonista Christian Clavier che cerca, in 4 puntate di 100 minuti, di raccontare l’intera vicenda) riusciranno comunque a seguirne il filo ma risulterà meno gradevole per gli appassionati delle vicende napoleoniche.
Auspichiamo che la già annunciata versione di 4 ore possa, in parte, compensare tali mancanze.
Dalla prima vittoria a Tolone sino alla Campagna d’Egitto, Scott ci fa passare attraverso (in modo spesso forsennato e confusionario) un turbinio di immagini e storie, come la bellissima scena dell’incoronazione che prende vita con, addirittura, Jean Louis David in campo (autore della splendida opera ad essa dedicata, attualmente conservata al Louvre).
Alcune scene della battaglia di Austerlitz rendono onore al regista che con pochi fotogrammi ci mostra la disfatta dell’esercito russo-austriaco in modo efficace.
Efficacia che purtroppo si perde nell’ultima battaglia, quella di Waterloo, che fu il film disfatta per il produttore Dino Laurentiis,flop clamoroso nel 1970 che indusse Stanley Kubrick a rinunciare al suo progetto su Napoleone.
Pellicola che, peraltro, è stata rivalutata a posteriori come un autentico capolavoro (regia di Sergei Bondarchuk, il grandissimo Rod Steiger nei panni dell’Imperatore e Christopher Plummer in quelli del Duca di Wellington).
Un film che, con le sue 15.000 comparse “umane”, fa impallidire le 800 qui utilizzate da Scott… per poi moltiplicarle in CGI durante le battaglie.
Mi soffermo proprio su Waterloo perché si tratta probabilmente dell’errore maggiore compiuto da Scott che si sarebbe dovuto soffermare maggiormente sulla vita di Napoleone e meno sul resto, limitandosi ad Austerlitz o all’incendio di Mosca, per poi tornare quindi sulla figura umana dell’Imperatore che ha perso l’amata Giuseppina, unica figura che esce trionfante da questi 200 Milioni di Dollari.
Il risultato finale, purtroppo, scontenta tutti perché la pellicola non riesce nel suo intento e l’unica figura che ne esce trionfante è quella di Giuseppina, magistralmente interpretata da Vanessa Kirby.
Nonostante la profusione di mezzi, la splendida fotografia di Dariusz Wolski e l’impegno dell’intera troupe, ci sembra di vedere da lontano, attraverso il fumo dei colpi di cannone, il sorriso beffardo di Stanley Kubrick.
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