Ferrari, una leggenda impossibile da riportare al cinema

Ferrari di Michael Mann è giunto nelle sale italiane il 14 Dicembre distribuito da 01 Distribution, dopo l’anteprima nazionale a Venezia 80.

Michael Mann ed un bravissimo Adam Driver raccolgono il guanto di sfida per cercare di riportare sullo schermo la leggenda del Drake.

Leggenda è la parola esatta, per un uomo che dal nulla ha creato il marchio di auto più conosciuto al mondo.

La scelta del regista intelligentemente cade su un libro di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and The Machine (Ferrari. L’uomo, l’auto, il mito – tradotta da Albertine Cerutti Garzanti), con la sceneggiatura scritta da Troy Kennedy Martin (The Italian Job, 2003) scomparso nel 2009.

Un film che ha visto inevitabilmente una lunga gestazione partendo dai possibili protagonisti (Hugh Jackman, Christian Bale, etc. etc.); alla fine, la scelta è caduta su Adam Driver, assolutamente perfetto nel rappresentare il dualismo di Ferrari, accusato di essere un Saturno che divorava i propri figli:egli vide tantissimi amici e piloti morire in uno sport da sempre pericoloso, anche ai giorni nostri, nonostante i grandi passi fatti avanti per la sicurezza.

Mann sceglie di rappresentare il loro peggior anno, quel 1957 successivo alla morte del figlio di Ferrari, Dino, con l’azienda in crisi che cerca un possibile aiuto (Henry Ford II o Gianni Agnelli) mentre lui tiene in piedi due famiglie e due relazioni, quella con la moglie Silvia (Penélope Cruz) e l’altra con l’amante Dina Lardi (Shailene Woodley) che gli ha dato un figlio, Piero che Enzo ancora non ha ancora riconosciuto ufficialmente.

Nel cast troviamo Patrick Dempsey nel ruolo di Piero Taruffi, vincitore della storica Mille Miglia del 1957 che fece rinascere l’azienda,  Jack O’Connell in quello di Peter Collins, Sarah Gadon nel ruolo di Linda Christian, la famosa attrice amante de Il Marchese Volante, Alfonso “Fon” De Portago (Gabriel Leone), protagonista di una vicenda nota ai ferraristi ma sconosciuta al grande pubblico.

Ferrari_Locandina Ita

Ottima troupe nella ricostruzione d’epoca grazie alle nostre maestranze, un po’ meno nella fotografia del direttore Erik Messerschmidt, bravo nelle scene di azione e nel ricreare la terribile scena dell’incidente di Guidizzolo durante la mille miglia, meno nelle atmosfere modenesi con toni e colori troppo simili ad uno sceneggiato Rai.

Il vero vincitore di questa impossibile operazione di cercare di mostrarci una leggenda è Adam Driver che riesce con i suoi gesti, mosse, occhiate, ponendosi dietro gli occhiali scuri che poi diventeranno il marchio di fabbrica dell’uomo Ferrari, a restituirci una parte di quella leggenda anche nel suo burrascoso rapporto con i giornalisti e l’assoluto controllo sui suoi piloti.

Michael Mann e Adam Driver a Venezia 80. ANSA – Foto di Claudio Onorati

In conclusione: un solido biopic sull’annus horribilis di Enzo Ferrari che permetterà alle nuove generazioni di comprendere il fascino irresistibile di quel cavallino in campo giallo.

La pellicola seppure con difficoltà, riesce alla fine a riportarci un pezzo della leggenda ma lascia l’amaro in bocca della bella occasione mancata; sottolineiamo ancora una volta il grande merito di Adam Driver che, forse grazie anche al suo “cognome” era l’unico che poteva portare questo lungo al traguardo.

Sono certo che al Commendatore non sarebbe piaciuto il film, l’interpretazione di Driver… Si.

Forza Ferrari!

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