Per la sua ultima opera (speriamo non la definitiva) cinematografica, Il ragazzo e l’airone, il maestro dell’animazione Hayao Miyazaki ha scelto una promozione singolare: niente poster, poche righe sulla trama, niente trailer insomma il contrario di quello che si dovrebbe fare per il lancio di un film oltremodo nell’era di internet e dei social.
Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, all’interno della sezione parallela Alice nella Città, l’ultimo diamante dello Studio Ghibli è giunto nelle sale italiane il Primo Gennaio 2024 grazie a Lucky Red.
Ovviamente la prima italiana ha visto semplicemente gremite in ogni ordine di posto ben due Auditorium romani, e questo forse rappresenta ancora di più la potenza del maestro dello Studio Ghibli che in tutto il mondo detta legge semplicemente attraverso l’eccelsa qualità delle proprie produzioni, in barba al marketing delle grande aziende che spendono milioni in promozione.
E la sua scelta è ancor più singolare: due ore di animazione per una storia totalmente adulta che potrà incantare anche i giovanissimi, riprendendo tutti i temi cari al maestro in una sorta di passaggio finale che, in realtà, dimostra come il geniale animatore abbia ancora tanto da donarci.
Siamo a Tokyo, durante il terzo anno della Seconda Guerra Mondiale; un incendio colpisce la città di Mahito (forse a causa di un bombardamento che non ci viene mostrato) ed il fuoco divora l’ospedale in cui lavora la madre del nostro protagonista.
Lo ritroviamo l’anno successivo; il padre lo ha portato a vivere in campagna, lontano dalla Tokyo che verrà rasa al suolo dai successivi bombardamenti.
Nella sua nuova casa, popolata da un gruppo di sette anziane signore, lo accoglierà una donna bellissima che diventerà la sua nuova matrigna.
La magia irromperà poi nella storia, seguendo una tradizione fiabesca che da sempre accompagna le storie dello Studio Ghibli e finalmente ci permetterà di comprendere le scelte del maestro dietro al velo di mistero che ha avvolto questa sua ultima opera.
Attraverso un misterioso airone (da cui il titolo), il giovane Mahito verrà guidato all’interno di un nuovo mondo, una sorta di inferno dantesco che tale non è.
Continui colpi di scena ci trascineranno, attraverso uno svelamento continuo, sempre più all’interno di un mondo magico in cui i sogni del protagonista diventano speranze mentre strani animali ci accompagnano lungo un viaggio fantastico, tra muri di acqua e vento.
Il ragazzo e l’airone ha lasciato perplessi anche i critici giapponesi e non vi nascondo la mia difficoltà nel cercare le parole adatte per descrivere qualcosa che effettivamente può essere soltanto visto e, in un certo senso, vissuto attraverso l’esperienza cinematografica.
Tutto ruota attorno al nostro protagonista, in un caleidoscopio di immagini, avvolgendo lo spettatore e coinvolgendolo all’interno della narrazione.
Forse qualcuno potrà trovare eccessivo il numero di citazioni dei tanti capolavori precedenti ma sembra proprio che il Maestro, classe 1941, voglia lasciarci la sua ultima testimonianza ma è impossibile affermarlo con certezza… visto che si pensava ci avesse già elargito il suo prezioso testamento con quel diamante intitolato Si alza il vento ((風立ちぬ Kaze tachinu, 2013).
Ammirare questo gioiello filmico in un auditorium gremito di oltre 1400 persone di ogni età, in religioso silenzio per due ore… mi ha fatto ben sperare sul futuro della Settima Arte.
Dulcis in fundo… ecco a voi il prezioso approfondimento-recensione del grandissimo Federico Frusciante.
Grazie di cuore, Maestro Miyazaki!
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