Vincitore della Palma d’oro per il Miglior Attore (Kôji Yakusho) al 76° Festival di Cannes, Perfect Days di Wim Wenders è nelle sale italiane dal 4 Gennaio, distribuito da Lucky Red.
Il titolo, ispirato dall’iconico brano di Lou Reed del 1972, rimanda ad una delle passioni del cineasta di Düsseldorf, la musica rock: la stessa che accompagna le giornate di Hirayama, un uomo nei suoi tardi cinquant’anni che adempie meticolosamente alle mansioni di addetto ai bagni pubblici di Tokyo.
Hirayama vive da solo in un modesto appartamento dove ogni notte, prima di addormentarsi, legge uno dei suoi libri.
La mattina, prima di uscire per andare al lavoro, cura le sue piantine. Durante la pausa pranzo, estrae una vecchia macchina fotografica con la quale immortala un momento della sua giornata; altre volte osserva il riflesso del sole sulle foglie degli alberi.
Soprattutto questo fenomeno, per il quale la lingua nipponica ha un nome ad hoc – komorebi, la danza delle foglie nel vento – assume una speciale importanza nella vita del protagonista: quasi una illuminazione che, qualche tempo addietro, aveva portato Hirayama su una strada esistenziale completamente diversa da quella cui era destinato.
Assiduo frequentatore del Giappone, dove ha soggiornato a lungo per girare alcune sequenze di Fino alla fine del mondo ed ha girato Tokyo-Ga, celebrando al tempo stesso la cultura nipponica e il maestro del cinema Yasujirô Ozu,
Wenders torna nell’arcipelago asiatico per una produzione di grande bellezza, nata paradossalmente da un progetto riguardante i bagni pubblici di Tokyo che, come spiega lo stesso Wenders: “Giocano un ruolo completamente diverso rispetto alla nostra visione occidentale di semplici servizi igienico-sanitari: in Giappone sono piccoli santuari di pace e dignità. Mi sono piaciute le foto che ho visto di quelle meraviglie architettoniche, somigliavano più̀ a dei templi che a dei gabinetti”.
Attraverso queste strutture urbane e la vita che si svolge intorno ad esse, si può meglio comprendere non solo l’essenza della cultura giapponese dell’accoglienza ma anche la possibilità di vivere al di fuori degli schemi che la società ci assegna, perseguendo un’ideale di sobrietà e di empatia con il Creato.
La sceneggiatura, opera dello stesso Wenders, è stata scritta a quattro mani insieme a Takuma Takasaki che ha curato anche la produzione del film insieme a Koji Yakusho, il protagonista maschile, in qualità di produttore esecutivo.
Al gruppo si è aggiunta la partecipazione straordinaria (nel senso dell’eccezionale qualità dei rispettivi contributi) della moglie di Wenders, Donata, autrice di inserti artistici ad alto contenuto onirico (dream installations) e del direttore della fotografia Franz Lustig.
Con Perfect Days, candidato agli Oscar 2024 come Miglior Film Straniero per il Giappone, l’immenso Wim Wenders, di nascita tedesca ma di statura internazionale, ci ha donato un piccolo grande gioiello cinematografico avvalendosi, oltre che del consueto tocco registico, anche della saggezza che l’età (quasi 80 anni portati alla grande) matura reca con sé.
[Per trovare l’elenco delle sale in cui poterlo ammirare… cliccate qui]
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