The Holdovers – Lezioni di vita del talentuoso Alexander Payne (Sideways, Nebraska) è uscito nelle sale italiane il 18 Gennaio, distribuito da Universal Pictures Italy.
Siamo nel 1970, in piena guerra del Vietnam.
I ricchi rampolli del New England studiano senza temere di ricevere la temuta cartolina di coscrizione obbligatoria, mentre il figlio della cuoca dell’istituto è già caduto vittima di quel conflitto insensato.
Il Professor Hunham (l’immenso Paul Giamatti), docente di Lettere Classiche alla Barton Academy, è rigido nel suo insegnamento e non risparmia pessime valutazioni agli studenti, nonostante le copiose donazioni dei loro genitori che il preside non vorrebbe certo perdersi; l’ostilità verso il suddetto parte appunto dal preside, per estendersi poi ai ricchi rampolli.
Le vacanze di Natale sono arrivate.
Tutti gli studenti partono per luoghi esotici con le proprie ricche famiglie ma cinque di loro “restano indietro” a causa di vari problemi, bloccati nell’istituto; spetterà a Hunham, come premio e punizione, badare a loro durante le vacanze, all’interno di una scuola ormai deserta e circondata dalla neve.
Di quei cinque ne resterà presto soltanto uno che, insieme al professore ed alla cuoca, dovrà affrontare giornate ben poco natalizie.
Alexander Payne sceglie la formula più classica, quella delle storie di formazione, ove un giovane studente verrà aiutato da un burbero professore dall’occhio strabico che a sua volta riceverà aiuto dallo studente per poter parlare della sua vita deludente e giungere, finalmente, ad un nuovo inizio.
Il regista di regala una pellicola a dir poco perfetta, grazie ai brillanti dialoghi di David Hemingson (autore di capolavori come Family Guy e How I Met Your Mother e qui al suo esordio autoriale sul grande schermo) che effondono il buonumore anche su vicende decisamente poco gioiose.
La sceneggiatura sfrutta, infatti, i soliti schemi della storia di formazione ma allo spettatore sembra davvero di guardare un film degli anni’70.
Paul Giamatti, nel ruolo del professore stronzo che vive soltanto in compagnia dei propri libri e cerca di inculcare nella mente dei suoi studenti l’importanza della storia classica a partire da Demostene, nonché la necessità di studiare il passato per comprendere il presente, domina la pellicola insieme al giovane Dominic Sessa nei panni dello studente “holdover” Angus, dando vita ad una perfetta sinergia cinematografica.
The Holdovers letteralmente vuol dire “coloro che sono stati lasciati indietro” e qui assume un doppio significato, letterale e metaforico: il professore è infatti un fallito o tale almeno ci sembra; non ha fatto carriera, non è ricco, insegna da sempre in questo istituto senza aver neppure incontrato l’amore, mentre il giovane studente è ingabbiato in uno scenario familiare complicato e marginale mentre l’anziana cuoca vive ormai rassegnata nel ricordo del figlio scomparso.
Il film, a differenza di pellicole che potrebbero ricordare una trama simile nel classico rapporto studente-professore (es. L’attimo fuggente), ha dalla sua un’eccellente sceneggiatura: l’occhio strabico del professore, le battute al vetriolo della cuoca (una bravissima Da’Vine Joy Randolph) che dovrebbe essere un personaggio cupo ed invece suscita sempre ilarità.
Sembra di vedere un film anni’70 che resta scolpito nella memoria senza ricorrere ad effetti mirabolanti e centinaia di attori; non stupitevi, quindi, se questi “residui cinematografici” faranno incetta di premi e noi glielo auguriamo.
Una visione imperdibile.
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