Ci sono dei personaggi di una bellezza struggente che ti fanno innamorare a prima vista e vorresti che le loro avventure durassero per sempre.

Arf è uno di questi.

Complice una storia avvincente ed un tratto sensibile quanto armonico, ci si trova avvinti dalla narrazione e non si può far altro che parteggiare per il protagonista che si confronta con gli esseri più inquietanti che la storia del XX secolo abbia partorito: i nazisti.

Presentato come Evento Speciale al Sottodiciotto Film Festival di Torino ed uscito nelle sale italiane il 25 Gennaio, questo pregevole lungometraggio di Simona Cornacchia ed Anna Russo riporta l’animazione italiana sulla mappa dopo una lunghissima assenza e lo fa con grazia ed eleganza.

Prodotto da Genoma Films in collaborazione con MarguttastudiosPanebarcoShowLab, Digitoonz e con il sostegno dell’EmiliaRomagna Film Commission insieme al Ministero della Cultura, ARF ci regala 75′ di pura gioia… nonostante il tema durissimo e dolorosissimo.

Liberamente ispirato al racconto Il baffo del dittatore di Anna Russo, con la musica di Tony Canto prodotta da Cam Sugar, il film è un dramedy che ci trasporta nel bel mezzo di un conflitto che ricorda molto la Seconda Guerra Mondiale.

Un Mowgli del XX secolo, salvato e allevato da una cagnolina, si trova coinvolto, suo malgrado, in un’avventura meravigliosa che lo porterà a sfidare il Dittatore in persona.

Arf in fasce con le sue due mamme

La particolarità del progetto che si inserisce, a pieno titolo, nelle iniziative che vengono organizzate ogni anno per il 27 Gennaio, Giorno della Memoria è la commistione di animazione 2D e 3D, mirabilmente utilizzata per veicolare temi universali come l’amore dei bambini tra loro e per gli animali, l’istinto materno, l’affettività ma anche la separazione, la diversità, la reclusione e soprattutto la sofferenza dei piccoli innocenti durante la guerra.

Il tutto visto e raccontato attraverso… gli occhi di un cane!

Per il produttore Paolo Rossi Pisu, questa: “è stata la prima esperienza nel campo dell’animazione ma la storia di Anna Russo e i disegni di Simona Cornacchia ci hanno conquistato fin dal primo momento per la qualità artistica e la forza del tema affrontato”.

I titoli di coda scorrono su una canzone scritta da Tony Canto e Simone Cristicchi, su musica di Tony Canto ed interpretata dallo stesso Cristicchi.

Arf non conosce la cattiveria degli esseri umani e anche in quel luogo triste, trova degli amici e continua a sorridere.

La serenità del bambino che sa soltanto abbaiare, fa infuriare il nevrastenico comandante del campo, che lo condanna ad una fine terribile ma… Arf è un bambino speciale e le sue avventure sono appena iniziate.  😉

Dalle note tecniche ufficiali della produzione: “La tecnica di animazione scelta è quella tradizionale 2D, i contorni dei personaggi rimangono grezzi, vibranti, i fondali acquerellati e texturizzati, l’ispirazione grafica per il design viene dall’arte dei primi del Novecento, Liberty ed Art déco.

Di grande importanza le forme e le composizioni delle immagini: linee sinuose e morbide e colori caldi per le situazioni tranquille, linee spigolose e simmetrie claustrofobiche per le fredde ambientazioni dei campi di concentramento e delle città assediate.

Nessuna violenza esplicita, ma tante metafore, visioni oniriche, simboliche, linee e colori sono un veicolo fondamentale con cui emozionarsi. L’idea di base della storia si concentra nel concetto che tutto può essere osservato in molti modi: basta cambiare il punto di vista e quella che sembra essere una fine si trasforma in un nuovo inizio.

La purezza, l’ingenuità e la capacità del personaggio di vedere il buono in tutte le cose sono in grado di destabilizzare anche il momento più buio della storia.

ARF_Ingresso-del-campo

Questo pensiero si riflette anche nell’animazione: le esplosioni si trasformano in fiori, il filo spinato diventa radice degli alberi, cacciabombardieri disegnati come uccelli migratori.

Tutto è in continua trasformazione ed evoluzione. La particolarità del progetto è nell’idea di parlare di temi come razzismo, campi di concentramento, separazione, diversità, ma da un’angolazione assolutamente anomala: gli occhi di un cane.

Gli uomini sono decisamente più intelligenti dei cani, eppure a nessun cane è mai importato del proprio colore.

Da questo pensiero è nata l’idea del film, che porta temi terribili su lidi surreali. La risata viene spontanea, ma fa pensare, apre le porte del cuore e fa entrare una nuova idea.”

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