Green Border, il nuovo film diretto dalla veterana del cinema polacco Agnieszka Holland, nelle sale italiane dall’8 Febbraio distribuito da Movies Inspired e Circuito Cinema, è un pugno diretto allo stomaco del pubblico. Holland entra a piedi uniti nel dibattito perenne quanto purtroppo sterile sull’epocale crisi migratoria che caratterizza questo millennio.

E lo fa mettendo in scena con drammatica chiarezza la situazione in atto al confine tra Polonia e Bielorussia.

Tra oscure foreste e gelide paludi – il “Confine Verde” tra i due Stati dell’Europa Orientale – gruppi di rifugiati dal Medio Oriente e dall’Africa cercano di raggiungere l’Unione Europea, finendo intrappolati in un limbo crudele, cinicamente orchestrato dagli attori geopolitici.

I governi occidentali, infatti, vogliono impedire al maggior numero possibile di questi disperati l’approdo oltre i propri confini.

Il governo polacco “rimbalza” i profughi verso la Bielorussia mentre il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko, in una crisi latente fatta di provocazioni e gesti ostili, fa credere ai rifugiati di poter transitare facilmente verso l’U.E. mentre li attrae verso un inferno di soprusi e violazioni dei più elementari diritti umani.

I protagonisti di questo intenso e dolorosissimo lungometraggio si muovono come pedine sballottate sulla scacchiera di questo conflitto strisciante.

I due poli opposti, all’interno della nazione polacca, sono rappresentati da Julia, matura e consapevole psichiatra che mette in gioco la sua vita confortevole per diventare un’attivista di prima linea aiutando i rifugiati e dalla giovane guardia di frontiera Jan che, in attesa di diventare padre, è “obbligato” dal proprio ruolo a comportarsi come un carnefice.

Nel mezzo, letteralmente e figurativamente, una famiglia siriana in fuga verso un’irraggiungibile libertà.

A distanza di trent’anni da Europa Europa, questo nuovo toccante lungometraggio di Agnieszka Holland, presentato in Concorso a Venezia 80, ci apre gli occhi, parla al cuore e ci invita a riflettere su drammatiche scelte morali che ognuno di noi potrebbe dover affrontare.

La talentuosa veterana del cinema polacco ha dichiarato che “Non ha alcun senso impegnarsi nell’arte se non si lotta”, ad ulteriore conferma del suo porsi a difesa della voce autentica di coloro che si trovano al centro di questioni importanti, dolorose, a volte irrisolvibili; quelle che ci pongono di fronte scelte drammatiche, quali sono quelle descritte in questo pregevole film.

Oltre al meritatissimo Premio Speciale della Giuria alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, Zielona Granica (questo il titolo originale) è stato nominato Film della Critica 2023 dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici ItalianiSNCCI con la seguente motivazione: “Con un approccio duro e sconvolgente, in un bianco e nero che rende ancora più drammatica la situazione, la regista polacca descrive il trattamento violento e crudele subìto dai migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, mettendo in luce, oltre all’ovvio aspetto disumano, la volontà di ogni Stato di usare a scopo politico il flusso di gente disperata che ha perso tutto”.

Straordinarie le scelte registiche messe in atto dalla Holland che così le descrive nelle sue note: “L’azione si sviluppa in uno stile quasi documentaristico, servendosi di primi piani e di una videocamera che spesso si muove rapidamente per seguire da vicino i personaggi. Quando però la videocamera si arresta è il terrore a prendere il sopravvento, amplificato dalla luce che trasforma la foresta in un labirinto gotico, degno delle fiabe dei Fratelli Grimm”.

“I profughi si aggirano nel bosco come Hansel e Gretel, mentre i suoni della natura vengono interrotti da sinistri pattugliatori/cacciatori di uomini, in un’atmosfera simile a quella di un horror. La realtà dei migranti, intrappolati in un ambiente sempre più ostile, assume tratti archetipici, sensuali e mistici.

Qui il realismo del racconto-documentario si combina con il simbolismo”.

Una visione semplicemente… necessaria.

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