Per me, questo è innanzitutto un film sul tempo e sullo spazio, sulle persone che eravamo una volta e su quelle che poi siamo diventate, sui cambiamenti che abbiamo affrontato e su quelli che, invece, non abbiamo ancora vissuto.
Insomma, Past Lives è un film sulle contraddizioni.
Celine Song
Past Lives di Celine Sung, al cinema dal 14 Febbraio, prodotto dalla pregevole e lungimirante A24 e distribuito in Italia grazie a Lucky Red è candidato agli Oscar 2024 come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale.
Acclamato al Sundance 2023 (ove è stato presentato in anteprima mondiale) ed alla Berlinale, e presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2023, il film si è aggiudicato la nomination nelle principali categorie dei Golden Globe e ha vinto numerosi premi, tra cui quello come Miglior Film ai Gotham Awards, National Society of Film Critics Awards, AFI Awards.
La brillante regista 35enne, nata in Corea e cresciuta in Canada, è figlia d’arte (suo padre è il regista coreano Song Neung-han) e questo è, nonostante sia assai difficile da credere, il suo lungometraggio di esordio.
Ispirato da una vicenda accaduta alla regista, il film racconta la storia di Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), due amici d’infanzia profondamente legati che si separano quando la famiglia di Nora emigra dalla Corea del Sud in Canada.
Due decenni dopo, i due si ritrovano a New York, dove vivono una settimana cruciale in cui si confrontano sul destino, l’amore e le scelte di vita.
Una sera di qualche anno fa, Celine Song si ritrovò seduta in un bar tra due uomini provenienti da periodi molto diversi della sua vita. Uno era suo marito di New York, l’altro il suo amore d’infanzia, che era venuto dalla Corea per visitare la città. In quel bar, nel ruolo sia di traduttrice che di intermediaria, Song ha avuto la strana sensazione di attraversare due dimensioni alternative, fondendole in una sola.
“Ero seduta lì tra questi due uomini che mi amavano in modi diversi, in due lingue diverse e due culture diverse. E io ero l’unico motivo per cui questi due uomini parlavano tra loro – ricorda Song.
C’è qualcosa di quasi fantascientifico in questo. Ti senti come qualcuno che può trascendere la cultura, il tempo, lo spazio e la lingua.”.
Nel film ricorre il concetto di In-Yun, termine che si approssima, in coreano, a ciò che in Occidente definiamo come “destino” ma si riferisce esclusivamente ai rapporti tra le persone.
Come spiega Nora (l’affascinante Greta Lee) al suo futuro marito Arthur, si definisce In-Yun persino quando due sconosciuti camminano per strada ed i loro vestiti si sfiorano appena perché significa che c’è stato qualcosa tra loro nelle vite passate.
In realtà, ridurre questo pregevole lungometraggio ad una storia d’amore tra due uomini che, a loro modo, amano la stessa donna sarebbe profondamente riduttivo.
Celine Song è riuscita, infatti, in un’impresa estremamente complessa: avvicinare le atmosfere di Bergman e del Woody Allen più malinconico a quelle di quel capolavoro assoluto intitolato In the Mood for Love.
Siamo lontani da quel livello di perfezione – trattandosi di un’opera prima, il margine di miglioramento è immenso – ma riuscire ad esprimere attraverso le immagini lo scontro, emotivo e culturale, tra due mondi così diversi come quello della Corea e quello degli USA… era un’impresa ad altissimo rischio di crollo nell’abisso della banalità, del già visto, del melenso.
La talentuosa figlia d’arte, che attualmente vive a New York, è riuscita mirabilmente ad evitare quella scia di trappole, regalandoci 105 minuti che scorrono via in un soffio, lasciandoci un’immensa, incolmabile malinconia dalla quale sarà difficile liberarsi.
Past Lives è grandissimo cinema.
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