Ci sono dei film che, come il buon vino, so che saranno perfetti anche soltanto dopo i primi dieci minuti di visione.
La sala professori di Ilker Çatak, uscito nelle sale italiane il 29 Febbraio grazie a Lucky Red, è uno di quelli.
Candidato agli Oscar 2024 come Miglior Film Internazionale, il pregevole lavoro del 40enne scrittore e regista tedesco riporta sulla scena internazionale la 18enne de Il nastro bianco del maestro Michael Haneke e la trasforma in una paranoica insegnante che scoprirà sulla propria pelle quale pesantissimo prezzo si paghi quando si prende posizione, a prescindere dal torto o dalla ragione della suddetta.
La sala professori è un’avvincente riflessione sulle contraddizioni della società in cui viviamo, sul prezzo della verità e sul peso dei pregiudizi, raccontata attraverso le vicende della giovane professoressa Carla Novak (Leonie Benesch), integerrima ed idealista che decide di indagare in prima persona su una serie di furti avvenuta a scuola, scatenando un inarrestabile effetto domino.
L’intensità drammatica di quest’opera gli è valsa la designazione di Film della Critica da parte del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI: «Nel microcosmo di una scuola tedesca “a tolleranza zero”, Çatak mostra come la democrazia, nell’illusorio tentativo di risolvere un banale caso, finisca con lo stravolgere privacy, libertà, dignità delle persone e, soprattutto, la ricerca della verità. Lo sguardo accusatorio di una webcam finisce col destabilizzare una situazione sotterraneamente già nervosa, mettendo in crisi indagini e relazioni, dove tutti, insegnanti, studenti e genitori, escono sconfitti.»
Meritatissima vittoria alla Berlinale 2023 nella sezione Panorama, La sala professori è un perverso meccanismo ad orologeria scritto con precisione millimetrica; una discesa agli inferi che, in realtà, contiene un profondo attacco alla rigidezza, ai muri di gomma che separano i locali dagli immigrati, il personale docente dal personale amministrativo scolastico ed entrambe queste categorie da quella cui, teoricamente, dovrebbero essere al servizio: gli studenti.
Con un realismo a tratti agghiacciante, l’opera di Ilker Çatak ci proietta nella scuola dei nostri giorni, nelle menti di coloro che sono nati nel nuovo millennio, nei loro comportamenti spietati ma misti all’insicurezza ed alla dolcezza del loro essere giovani adulti.
Il personaggio di Oskar, il bimbo che si ritrova, da un istante all’altro e senza preavviso, imprigionato tra i due fuochi dell’ammirazione per la propria insegnante e l’amore per la propria madre da lei incautamente condannata senza processo… è sicuramente il più bello ed importante del film, valendo da solo il prezzo del biglietto: “Si trattava di trovare 23 bambini per la seconda media di Carla Nowak, con un lavoro di casting enorme, senza decidere in anticipo con precisione chi avrebbe avuto un ruolo di primo piano e chi invece avrebbe avuto un ruolo più secondario.
Ciascun bambino avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di agire come se facesse parte della comunità della classe. Per questo aspetto, la produzione ha beneficiato dell’aiuto di Patrick Dreikauss. […] Un giorno, Michael ci ha mostrato una foto di suo figlio Leonard, che aveva proprio l’età giusta. Gli abbiamo fatto recitare una scena in video e siamo rimasti tutti a bocca aperta. Così abbiamo affidato il ruolo di Oskar a Leo Stettnisch“.
Sognando ad occhi aperti che l’Italia ci regali, un giorno, una prova degna di questo altissimo cinema, non posso che invitarvi a correre in sala a vederlo.
Chapeau!
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