Il cassetto segreto, nuovo film documentario diretto da Costanza Quatriglio, è in sala dal 18 Aprile distribuito da Luce Cinecittà, dopo essere stato presentato al Festival di Berlino 2024.
La Sicilia, il mondo, una casa, una biblioteca: nel 2022 la brillante cineasta palermitana ritorna nella casa dov’è cresciuta, chiusa da tempo, per aprire le porte ad archivisti e bibliotecari, al fine di donare alla Regione Sicilia l’universo di conoscenza appartenuto all’illustre padre giornalista.
È la biblioteca e l’archivio di Giuseppe Quatriglio, firma storica del Giornale di Sicilia e di altre importanti testate, scrittore, saggista, inviato internazionale ed amico di uomini di cultura del Novecento.
Comincia così un avvincente viaggio-dialogo sentimentale tra la regista ed il babbo quasi novantenne attraverso fotografie, diapositivem bobine 8mm, registrazioni sonore da lui realizzate, dagli anni ‘40 in poi, in Europa e nel mondo, unite alle riprese effettuate dalla regista tra il 2010 ed il 2011.
La memoria personale e la memoria collettiva si mescolano in un fitto dialogo tra presenza ed assenza. Palermo e la Sicilia, con la loro ricchissima storia e cultura, sono il punto di osservazione del mondo da cui tutto parte e a cui tutto torna.
«La scoperta di oltre 60.000 negativi fotografici scattati da mio padre dal 1947 in poi, decine di bobine 8mm e centinaia di ore di registrazioni sonore, mi ha fatto comprendere che avevo la possibilità straordinaria di realizzare un film che ponesse al centro un intreccio di vicende e vite vissute che riverberano nella storia di noi tutti – dichiara la regista –. Così la casa dove sono cresciuta è divenuta il set per un racconto personale e articolato che si dipana dalle sue mura per abbracciare la Sicilia, l’Europa e il mondo, in un secolo di storia. Come nelle tracce ritrovate ho riconosciuto la mia stessa educazione sentimentale, allo stesso modo portare il cinema nella mia casa mi ha permesso di compiere un passaggio di trasfigurazione e comprensione profonda del tempo del distacco».
Un cassetto da cui escono i ricordi di un papà e di una bambina. E una sfilza di protagonisti d’eccezione del Novecento: la voce di Carlo Levi, i ricordi di Jean Paul Sartre, l’amicizia con Leonardo Sciascia, la splendida foto ad un Enrico Fermi sorridente che sarebbe potuto diventare un meraviglioso ricordo comune se soltanto… la sua macchina fotografica avesse avuto l’autoscatto!
E le foto di Anna Magnani, Cary Grant ed Ingrid Bergman, quel disegno di Renato Guttuso e i pomeriggi trascorsi con il grande poeta siciliano Ignazio Buttitta.
Ma anche il Terremoto del Belice ed il Muro di Berlino, la Parigi e l’America degli anni ‘50.
Su e giù per il ‘900, su e giù per il mondo.
Giuseppe Quatriglio – «instancabile ricercatore di cose siciliane», come lo definiva l’amico Sciascia – è stato un punto di riferimento per il giornalismo in Sicilia ma non solo.
Grandissimo ed appassionato viaggiatore (lo hanno definito «Argonauta, con il vello d’oro per bagaglio»), è stato corrispondente in America ed ha collaborato con molte importanti riviste italiane.
Accanto al giornalismo, la letteratura: finalista al Premio Strega nel 2000 con Sabìr, è noto soprattutto per Mille anni in Sicilia, tradotto in più lingue ed ancora nelle librerie. Ma anche la fotografia (Premio Pannunzio per il giornalismo fotografico), è stato un modo per raccontare il mondo e diventarne testimone d’eccezione.
L’incontro con la stampa, a margine dell’anteprima alla Casa del Cinema di Roma è stato l’occasione per approfondire alcuni dei tantissimi spunti che offre quest’opera doppiamente documentaristica – il soggetto è la scoperta e la sistemazione di un formidabile archivio, che è quasi il vero protagonista del film.
Costanza Quatriglio raccoglie gli apprezzamenti della critica ma subito li “gira” ad altri: in primo luogo, la figura del padre, non patriarca se non in senso biblico, prima come membro di una generazione monumentale e poi come capostipite di una famiglia dedita alla cultura.
Poi il lavoro con gli archivisti: per loro, ogni oggetto da catalogare era come un tesoro. La passione e la competenza che hanno messo nel prendere possesso degli innumerevoli materiali commuove e stimola Costanza, nella duplice veste di figlia e di artista.
C’è, nella scelta di raccontare la lunga e complessa attività di sistemazione degli archivi paterni, una componente ludica e giocosa – navigare nel mare magnum dei ricordi e ritrovare frammenti di vita vissuta:
«Riconoscendo i libri di mio padre ho scoperto il suo modo di stare al mondo».
Ma c’è pure il dolore dato dalla consapevolezza della perdita, e anche una gran fatica nel catalogare, sistemare, raccogliere: “È stato un lavorare e filmare allo stesso tempo, fino ad arrivare ad una vertigine – dice riferendosi ad una sequenza in cui improvvisamente la stanza, e i libri che vi sono accatastati, iniziano a ruotare vorticosamente tutto intorno – poi la camera si acquieta quando capisce che può intervenire il cinema.
È stato un gesto narrativo quello di aprire il cassetto rappresentato dai materiali raccolti da mio padre. Ho capito che le biblioteche sono organismi viventi» ma anche che, di fronte alla mole di documenti, «serve una visione critica delle immagini, sennò si diventa passivi. Soprattutto in un’epoca in cui abbiamo tutte le informazioni possibili a nostra disposizione”.
Ed è molto interessante vedere come il patrimonio documentale di Giuseppe Quatriglio restituisca un ‘900 analogico ma allo stesso tempo contemporaneo. Il suo metodo giornalistico ha dato vita ad un immenso ipertesto ante litteram, multimediale nei limiti in cui naturalmente lo stato della tecnologia gli ha consentito di disporre appunti, fotografie, diapositive, note, brogliacci, filmati…
Poi, inevitabilmente, la talentuosa Costanza si è soffermata su quanta Sicilia ci sia nel suo documentario, così come ce n’è stata nella vita e nelle opere del padre.
Uno spazio speciale è stato da lei riservato al grande cinema girato in Sicilia: emergono infatti testimonianze e ricordi da set di capolavori come La Terra Trema o Stromboli, con aneddoti infiniti. Dai giovani Zeffirelli e Rosi in veste di assistenti alla regia fino all’intervista all’immensa Anna Magnani che, alle domande sulla fine della sua relazione con Roberto Rossellini, risponde con un surreale dialogo con il suo cane: “Mi sei rimasto solo tu…”
L’omaggio alla Trinacria si conclude con un lungo piano-sequenza di turisti che affollano la Cattedrale di Palermo per ammirarne la bellezza, a fare da contraltare con le vicende del Belice, terra martoriata ma destinata alla rinascita grazie all’impegno ed alla caparbietà dei siciliani migliori.
Tra i quali è d’obbligo annoverare Costanza Quatriglio.
Un diamante raro, una visione imperdibile.
Correte al cinema!
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