A volte accade che un regista, un autore, un direttore della fotografia si trovino di fronte ad una storia che, istante dopo istante, prende vita da sola, assumendo proporzioni – di bellezza estetica, di spessore emotivo, di capacità di risonanza nell’animo dello spettatore – così gigantesche da non sembrare neppure più un’opera di finzione.
Quando ciò accade… siamo di fronte al grande Cinema.
L’amante dell’astronauta, del talentuoso regista e sceneggiatore argentino Marco Berger, è giunto sui nostri schermi il 20 Giugno grazie a Circuito Cinema – è il suo primo film a trovare distribuzione in Italia (dopo soli 16 anni di carriera!), dopo il focus dedicato al regista all’interno della rassegna Orgoglio e pregiudizio organizzata sempre da Circuito Cinema.
Durante un’estate al mare, Pedro e Maxi iniziano un’amicizia che sembra essere una relazione d’amore.
I due, brillantemente interpretati da Javier Orán e Lautaro Bettoni, giocano a fare i fidanzati e tutti i componenti della loro comitiva ci cascano.
Ciò che li rende perplessi è l’orientamento sessuale dichiarato dei due protagonisti: uno è etero, l’altro gay.
Berger ne parla così: “Succede di rado, ma succede che due persone, etero o gay non importa, si conoscano e si riconoscano immediatamente. Nasce un’intesa che porta senza esitazioni all’amicizia. Ci si capisce al volo, si diventa indispensabili l’uno all’altra.
Diventa un’amicizia che racchiude un segreto inspiegabile. Quell’amicizia a volte si trasforma in amore e può durare tutta la vita.
È quanto accade tra Pedro e Maxi: hanno lo stesso senso dell’umorismo, la stessa percezione delle cose.
E questo permette loro di superare le barriere erette per dividere gli etero dai gay”.
Nato l’8 Dicembre 1977, Marco Berger studia all’Universidad del Cine di Buenos Aires ed inizia la sua carriera con il cortometraggio El reloj (2008), in concorso ai Festival di Cannes ed al Sundance.
Plan B (2009), il suo lungometraggio d’esordio, viene accolto con successo ed in breve diventa un film di culto della scena queer mondiale.
Con Ausente (2011), il secondo film, Berger vince il premio Teddy al Festival di Berlino.
Lo seguiranno Hawaii (2013), Mariposa (2015), Taekwondo (2016), Un Rubio (2019), El Cazador (2020), Gualeguaychú, el país del carnaval (2021) e Los Agitadores (2022).
Alcune di queste opere sono state presentate a San Sebastián, Rotterdam e Karlovy Vary. La ragione per la qualr nessuno abbia potuto vederle in Italia… “resta un mistero”.
“La presa di coscienza di una condizione esistenziale in tutte le possibili declinazioni: dalla normalità all’impossibilità dell’essere gay, negli aspetti teneri e in quelli tossici, nella fragilità e nel machismo, nella solitudine, nella paura, nell’incomunicabilità.
E senza il timore di riprendere questi uomini nella loro nudità fisica, dove i genitali non sono mai rappresentazione pruriginosa ma un aspetto normale del corpo come gli occhi, le mani, le bocche e i capelli.
Il corpo nella sua interezza è uno strumento vitale dell’attore.
È arrivato il momento anche per noi in Italia di fare la scoperta suggestiva di un mondo, l’Argentina contemporanea, attraverso una parte di una società fino a poco tempo fa intrappolata in un modello maschile latino, virile, invulnerabile.”
Cesare Petrillo
Una visione, semplicemente… imperdibile.
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