Prima di tutti ti arriva la voce di Maria Callas.
Intensa, unica, che diffonde vibrazioni e brividi sul pubblico in sala. Poi, arriva agli occhi il primo piano di Angelina Jolie, magistralmente trasformata nei tratti del viso del grande soprano.
Il regista cileno Pablo Larraín torna, in Concorso, alla Mostra del Cinema di Venezia, giunta alla sua 81ma edizione (è il festival di cinema più antico al mondo) con il terzo episodio del suo biopic dedicato alle Grandi Donne del Novecento.
C’è stata Jackie, su un periodo della vita di Jackie Kennedy – interpretata da Natalie Portman – poi Spencer, con il quale ha raccontato la desolazione profonda di Lady Diana, alias Kristen Stewart ed ora… Maria.
In tutti e tre i casi non si tratta della classica pellicola biografica.
Lo stile di Larraín è inconfondibile: attraversa le emozioni delle tre donne e ne sceglie i momenti salienti, quelli che più dicono dell’anima di un’icona.
Un’impresa quasi impossibile che però, anche questa volta, il regista è riuscito a superare magistralmente toccando le corde sottili di tutta la platea.
Il film si svolge a Parigi, al terzo piano della casa di Avenue George Mandel, dove la cantante ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita e dei suoi tormenti, terminati con una morte prematura a 53 anni, a causa di un attacco di cuore.
In Maria, accanto alla bravissima Angelina Jolie, recita un cast molto italiano, tra cui Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Valeria Golino.
Naturalmente, il cuore del film e della Callas ruota intorno alla figura di Aristotele Onassis, qui interpretato dall’attore turco Haluk Bilginer.
La sofferenza di Maria è una doppia perdita: l’amore di Onassis e la voce. Jolie porta sullo schermo il dolore e la passione ma anche la modernità della diva e dimostra grande talento e molto impegno.
Erano tre anni e mezzo che non la si vedeva al cinema.
Possiamo dire che sia ritornata alla grande.
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