Questa volta ho atteso un po’ prima di scrivere perché una vocina nella testa continuava a ripetermi “too good to be true…” ma ora debbo arrendermi all’evidenza: La bocca dell’anima è un diamante di rara bellezza.
Quando ci si confronta con un’opera prima si è sempre divisi tra il “sarà terribile” ed il “voglio salvarla comunque perché… è un’opera prima.
In questo caso, non ho dovuto faticare affatto perché questo primo lungometraggio del cineasta palermitano Giuseppe Carleo è semplicemente… bellissimo.
Presentato in anteprima mondiale al 70° Taormina Film Festival, il film – prodotto da Favorita Film e distribuito da Artex Film – è nelle sale italiane dal 26 Settembre e sarà a Roma, al Cinema Farnese, il 30.
Maziar Firouzi, Marilù Pipitone, Maurizio Bologna e Serena Barone ci regalano un’interpretazione autentica di ruoli complessi, il cui precario equilibrio sarebbe potuto sfociare assai rapidamente verso “treciento” e invece… qui siamo dalle parti di mostri sacri come Pasolini e Bergman, senza disdegnare un’eco di cinema impressionista alla Murnau.
In un’inusuale Sicilia, algida e sospesa nel tempo, sulla quale scende copiosa la neve… Giovanni Velasques torna a casa dal fronte (siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale), nel suo paese natale, un piccolo villaggio arroccato fra aspre montagne; provato dalla guerra sino allo sfinimento e distrutto da fame e stenti, il giovane soldato incontra una vecchia majara che, per liberarlo dall’immenso dolore che lo affligge, lo inizierà all’arte della magia guaritrice.
Il film, dal piglio antropologico, scava nella memoria siciliana, esaltando il linguaggio della magia popolare e raccontando per la prima volta il percorso attraverso cui un uomo diventa mago in questa cultura rurale, fino a quando la sua autorevolezza lo porterà a scontrarsi con le altre due facce del potere: la Chiesa e la mafia.
I testi dell’antropologa Elsa Guggino, La magia in Sicilia e Il corpo è fatto di sillabe, fanno da spunto alle indagini del regista e sceneggiatore Giuseppe Carleo e del co-sceneggiatore Carlo Cannella che con l’antropologa hanno dialogato nel percorso di costruzione del film.
Con un cast siciliano di eccellenza, il film vede come protagonista accanto all’attore italo-iraniano Maziar Firouzi (Giovanni Velasques), Marilù Pipitone nel ruolo della moglie, Serena Barone (Le Sorelle Macaluso, Baarìa) che interpreta la maga, Maurizio Bologna, recentemente scomparso (Boris Giuliano, Màkari, La mafia uccide solo d’estate, Il commissario Montalbano) nel ruolo del prete antagonista del mago e altri volti noti al teatro siciliano, oltre a volti nuovi al grande schermo, abilmente esaltati dal regista.
Il film ha visto inoltre coinvolte maestranze locali ed ex allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia dove Carleo ha studiato recitazione prima e regia del documentario dopo, tra cui il direttore della fotografia Leone Orfeo che ha fatto un lavoro incredibile, la scenografa Laura Inglese ed il montatore Riccardo Cannella.
Il film verrà distribuito, con mia grande gioia, negli Stati Uniti, in Canada e negli UK dalla nordamericana Capital Motion Pictures, con il titolo internazionale The Healer.
Un’opera prima onesta, asciutta e potente che va direttamente a colpirci, fotogramma dopo fotogramma, letteralmente… alla bocca dell’anima.
Un immensa lezione di cinema, ulteriormente sorprendente se si pensa che siamo di fronte ad un esordio nel lungometraggio.
Auguro a Giuseppe Carleo ed ai suoi tutto il meglio.
Una visione imperdibile.
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