El Ladrón de perros del brillante regista cileno Vinko Tomicic è giunto nelle sale italiane il 26 Settembre, distribuito da Movimento Film.

Dopo l’anteprima mondiale al Tribeca Film Festival, la proiezione in Concorso al Giffoni Film Festival nella sezione Generator +16, e la proiezione in Concorso alla 39esima edizione del Festival di Guadalajara in Messico.

El Ladrón de perros è il frutto di una coproduzione internazionale che vanta la presenza dell’Italia e della Movimento Film di Mario Mazzarotto con Francesca van der Staay. 

L’Italia è accanto a Bolivia, Cile, Messico, Ecuador e Francia.Il film, opera seconda di Vinko Tomicic, classe 1987, è un coming of age ambientato a la Paz in Bolivia.

Con semplicità narrativa racconta, in modo intimo e toccante, la vita dell’orfano Martín nel suo peregrinare per le labirintiche strade di La Paz tra ripide salite e lunghe discese.

Il paesaggio urbano diventa una metafora delle sfide che il tredicenne Martín deve affrontare. Nel film il giovane protagonista, per la prima volta sullo schermo, è affiancato dal grandissimo Alfredo Castro, volto iconico del cinema latinoamericano. Se non lo conoscete, andate di corsa a vedere lo splendido Tony Manero di Pablo Larraín (2008).

Il ladro di cani narra la storia del giovanissimo e poverissimo studente Martín (il 15enne Franklin Aro) che vive a La Paz ed ogni giorno, dopo la scuola, cerca di racimolare qualche spicciolo facendo il lustrascarpe, su e giù, lungo i ripidi vicoli che conducono al centro della città; l’infanzia è per lui soltanto un lontano ricordo (come se tutto ciò non bastasse, Martin è anche orfano) e, come tutti i suoi “colleghi”, il ragazzo indossa un passamontagna per nascondere il viso durante il lavoro, evitando così discriminazioni e problemi.

Martín condivide una stanza con l’amico Sombras, suo compagno di sventure ed entrambi sono ospitati di nascosto nella casa di una anziana aristocratica grazie al sostegno della domestica. La loro condizione è assai precaria ed il suo animo tormentato dal desiderio di una vita migliore ma la voragine nel suo cuore deriva dall’essere privo di genitori.

Il ragazzo, cui è impossibile non affezionarsi alla prima inquadratura, sospetta che uno dei suoi clienti migliori, il signor Novoa (Alfredo Castro), sia suo padre. L’uomo è un sarto solitario molto devoto al suo splendido pastore tedesco (meraviglioso coprotagonista di questo bellissimo film), Astor, che tratta come un figlio.

Martín escogita un piano: rubare Astor per avvicinarsi al signor Novoa, con la speranza di ottenere finalmente (surreale, non credete?) il riconoscimento paterno.

… ma il giovane “ladron” si innamora del meraviglioso cagnolone ed inizia a temporeggiare perché non vuole riconsegnarlo al suo affranto padrone.

Il bravissimo Tomicic lo descrive così:Franklin si è presentato al nostro casting nel gennaio 2019; era il più timido di un intero gruppo di lustrascarpe che sono venuti all’audizione. C’era qualcosa di diverso nel suo atteggiamento e nel suo volto, e abbiamo capito che era Martin.”.

Credo profondamente che le storie più potenti nascano dalla semplicità narrativa.

Ecco perché cerco di sviluppare un’estetica che rifletta fedelmente l’unicità di La Paz, una città situata a 3600 metri sul livello del mare, dove le luci brillano in modo particolare, le strade si arrampicano e scendono in un labirinto senza fine e il clima può cambiare in un istante.

Il mio obiettivo è far sì che ogni elemento del film contribuisca a creare un’esperienza autentica, dove location e attori sono selezionati con cura per mantenere il ritmo della storia e fornire spessore all’universo in cui si muovono i

personaggi. In particolare, nelle scene in cui entriamo nel mondo interiore dei protagonisti, specialmente in assenza di dialogo, voglio che l’ambiente e le inquadrature parlino al posto delle parole.

La città di La Paz, con le sue ripide salite e discese, diventa una metafora delle sfide che il nostro protagonista, Martin, affronta nel suo percorso.”.

El ladron de perros è una visione preziosa.

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