Dopo il passaggio nella sezione “Best of” della Festa del Cinema di Roma, è giunta finalmente nelle sale italiane il 7 Novembre la Palma d’Oro del Festival di Cannes 2024Anora di Sean Baker, distribuito da Universal Pictures Italy

Il brillante regista, sceneggiatore, montatore e produttore cinematografico statunitense, classe 1971, all’ottava prova dietro la macchina da presa, ha stavolta centrato “il bersaglio grosso”.

La cifra stilistica del cineasta del New Jersey è una fusione tra dramma e commedia, facendo della leggerezza e del sense of humour armi per fare breccia nelle nostre miserabili esistenze.

Anora (Mikey Madison) è una ragazza sui 25 anni, dalle lontane origini slave che lavora come stripper all’HQ di Manhattan; lei si impegna molto nel far felici i propri clienti, i quali dimostrano il proprio apprezzamento elargendole una pioggia di “bigliettoni”.

La “carriera” di Ani prosegue tranquillamente, per così dire; sino al giorno in cui un cliente richiederà una ragazza che sappia parlare russo. Il suo nome è Ivan, detto Vanja (Mark Eydelshteyn), un ragazzo poco più che ventenne, imballato di soldi.

Scopriremo presto che si tratta del rampollo di una famiglia di nouveaux riches russi, quegli orribili oligarchi che hanno proliferato ad est di Kiev dopo il collasso dell’Unione Sovietica.

Vanja, però, fa quasi tenerezza per l’entusiasmo infantile che dimostra e la sua totale sconsideratezza, dedito esclusivamente al divertimento ed al piacere personale. Lui sembra essersi invaghito di Anora e la ricopre di soldi ed attenzioni; lei è inizialmente guardinga ma poi si abbandona alla frenetica joie de vivre del suo giovanissimo pigmalione che la trascina nel delirio festaiolo di Las Vegas, luogo ideale per… sposarsi!

È infatti questa la proposta del ragazzo alla giovane escort che, stordita dal rutilante stile di vita in cui si trova catapultata, intravede la possibilità di “svoltare” una volta per tutte rispetto alla grama routine quotidiana e ad un destino di (auto)sfruttamento sessuale.

Profetica si rivelerà una delle sue compagne di lavoro: “Ti dò due settimane!”, le grida dietro quando Anora saluta e se ne va dal locale… per trovarsi davanti alla porta, nel giro di poche ore, gli scagnozzi inviati dai potenti genitori di Vanja.

E qui inizia un altro film, a metà strada tra John Landis ed un mafia movie, con l’entrata in scena del formidabile terzetto composto dal boss Toros (Karren Karagulian), dal braccio destro Gaṙnik (Vače Tovmasyan) e dal factotum Igor (Jurij Borisov), incaricati di ricondurre Vanja alla ragione e di togliere di mezzo la scomoda Ani.

Le disavventure vissute dai tre nel confronto/scontro con la ragazza e con Vanja che si dà alla fuga sono esilaranti quando non tragicomiche: case e negozi devastati a colpi di mazze da baseball, un Suv disastrosamente rimosso in divieto di sosta, morsi, graffi, sequestri di persona…

 

Il film virerà in seguito verso livelli progressivi di emozioni negative per la povera Anora.

Il Baker regista è particolarmente interessato al torbido che si annida nella società contemporanea: tre dei suoi ultimi quattro film sono, infatti, ambientati nel mondo del porno o vedono figure di prostitute come protagoniste.

Il suo sguardo sembra, infatti, irresistibilmente attratto dalle figure ai margini della società, quelle che cercano di sbarcare il lunario a qualunque costo, sino a decidere di (s)vendere il proprio corpo.

Sean Baker sembra volerci dire che i sogni ad occhi aperti sono destinati a dissolversi nel nulla: le illusioni, nella “Grande” America del Nord… sono roba da loser.

Una visione decisamente consigliata.

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