[Nota del Caporedattore] Diretta con mano sicura e consapevole dall’esperto cineasta (regista e sceneggiatore) di Singapore Yeo Siew Hua, vincitore del Pardo D’Oro 2018 al Festival di Locarno con il suo secondo lungo A Land Imagined, quest’opera  – presentata a Venezia 81 – sferza un colpo diretto alla nostra algida società contemporanea, in cui la solitudine regna sovrana e la quotidianità sembra aver perso ogni significato.

Il ritmo è a tratti imperfetto ma il risultato globale è pregevole. Decisamente poco adatto al pubblico occidentale del 2024; ragione per la quale sono assai grato che si sia avuto il coraggio di distribuirlo.

Vi lascio alla pregevole recensione della nostra Adele De Blasi.

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Stranger Eyes, uscito nelle sale italiane il 14 Novembre grazie ad Europictures,  è un affascinante dramma urbano del regista e sceneggiatore di Singapore Yeo Siew Hua.

Il film esplora le implicazioni della sorveglianza e del voyeurismo nella società contemporanea. La trama si sviluppa attorno alla scomparsa di una bambina di due anni. L’osservazione costante, digitale o fisica, diventa il cuore della storia.

Il film non si limita ad essere un thriller ma si trasforma in un’indagine psicologica sui personaggi e le loro percezioni distorte della realtà. Si analizza la frattura tra il mondo reale e quello virtuale, tra ciò che è vissuto e ciò che è osservato.

Nonostante la narrazione si faccia meno lineare e più riflessiva, il film mantiene sempre alta la tensione. La presenza di Lee Kang-sheng, noto attore di Tsai Ming-liang, aggiunge al racconto un elemento di mistero e introspezione.

Il film è ambientato a Singapore, una città in cui gli spazi interni ed esterni appaiono ugualmente claustrofobici. L’architettura moderna della città è invasa dalla tecnologia, con telecamere di sorveglianza che sembrano essere ovunque. Questo voyeurismo costante diventa parte integrante della vita quotidiana. La città appare come un labirinto in cui i protagonisti sono intrappolati nella loro stessa percezione della realtà.

Le telecamere, sempre presenti nel film, creano una sensazione di vertigine e angoscia. I luoghi del film – un cortile residenziale, un parco giochi e una stazione di polizia invasa dagli schermi – sembrano aumentare il senso di isolamento e alienazione. La trama prende forma quando Junyan (Wu Chien-ho) e Pei-ying (Anicca Panna), i genitori della bambina rapita, ricevono misteriosi DVD che sembrano contenere indizi.

Questi video li spingono a rivivere dolorosi ricordi dell’infanzia e adolescenza, facendo riemergere emozioni disturbanti.

Stranger Eyes cresce in intensità quando i video costringono i protagonisti a confrontarsi con le loro paure, speranze e delusioni. La regia sobria e contemplativa di Yeo Siew Hua accompagna lo spettatore in un viaggio psicologico.

Il film esplora la fragile linea tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Non offre risposte facili, ma lascia il pubblico con un senso di vuoto esistenziale.

La verità, una volta rivelata, si rivela ancora più inquietante di quanto ci si aspettasse. Il film invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia, la privacy e l’osservazione.

In un mondo sempre più sorvegliato, il confine tra realtà e illusione si fa sempre più sottile e pericoloso.

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