Armand, pregevole esordio nel lungometraggio di Halfdan Ullmann Tøndel, (nipote di Liv Ullman ed Ingmar Bergman) è giunto nelle sale italiane il 1° Gennaio 2025, grazie a Movies Inspired.
Il film si è meritatamente aggiudicato la Camera d’Or al Festival di Cannes 2024, ove è stato presentato in anteprima nella sezione Un Certain Regard; ha inoltre ottenuto tre candidature agli European Film Awards ed è attualmente in shortlist per gli Oscar 2025 nella sezione Miglior Film Internazionale.
Pochi giorni prima delle vacanze scolastiche, succede qualcosa tra due bambini di sei anni, Armand e Jon.
I genitori vengono convocati per un incontro ma la direzione della scuola non sa dire cosa sia realmente accaduto.
Si è trattato soltanto di un gioco o siamo di fronte a qualcosa di ben più serio?
L’incidente tra i due ragazzi innesca una serie di eventi che coinvolgeranno i genitori ed il personale scolastico, in un’avvincente quanto surreale battaglia dialettica, permeata di una buona dose di follia, desiderio ed ossessione che metterà a nudo la vera natura degli adulti coinvolti.
Con le parole del talentuoso regista Halfdan Ullman Tøndel: “Avevo sentito parlare di un insegnante che era andato in campeggio con la sua classe, bambini di sei anni.
Due di loro stavano litigando e di colpo uno era diventato molto aggressivo e si era espresso con parole che non appartengono, in genere, a bambini di quell’età.
Questo mi ha fatto riflettere, mi sono chiesto dove e come un bambino così piccolo poteva aver imparato certe parole. Ho iniziato a immaginare i suoi genitori e mi sono stupito di come riuscivo a fantasticare su queste persone senza conoscere nulla di loro, a parte le poche informazioni su quanto era stato detto e fatto.
Anche io ho lavorato in una scuola elementare per molti anni e ho potuto constatare quanto i bambini assomiglino ai loro genitori, nel bene e nel male, e come il minimo comportamento che esula un po’ dalla norma, da parte di chiunque, bambini o adulti, viene subito disapprovato ed attentamente monitorato.
Alla fine, mi sono reso conto che a partire da questi elementi poteva nascere il soggetto di un film che mi avrebbe permesso di riflettere sulla nostra società, sul nostro modo di gestire i conflitti, ma, soprattutto, di esplorare la nozione di limite e il rapporto che abbiamo con questo concetto.
Mi sono detto che sarebbe stato interessante e anche divertente utilizzare espressioni e comportamenti “adulti” in una relazione tra due bambini come base di partenza. In particolare, avevo voglia di scrivere la scena in cui Sunna, la maestra, racconta ai genitori l’accaduto, perché ci mette molto a disagio parlare di sessualità quando si tratta di bambini, e questo rende la situazione buffa ed allo stesso tempo suscita parecchia tensione.
La scoperta della sessualità è spesso ritenuta parte integrante del processo di crescita, ma quando i bambini raggiungono una certa età, quel tipo di esplorazione, prima considerata normale, viene improvvisamente considerata deviante.
Durante le ricerche per il film, uno dei dirigenti con cui mi confrontai mi disse: “Il gioco del dottore lo lasciamo alla scuola materna” (ho inserito questa battuta nel film). E gli alunni di prima elementare che hanno appena finito la materna? Per un bambino dev’essere molto sconcertante che una cosa considerata normale il mese prima, possa far convocare i suoi genitori davanti alla polizia il mese dopo.
Per me, queste erano le circostanze ideali per esplorare la nozione di limite, così presente nella società in cui viviamo. La maggior parte delle scene del film riguardano situazioni in cui i limiti sono sfumati e le zone grigie dominanti: verità o menzogna? Vittima o aggressore? Colpevole o innocente? Gioco o violenza?
Il confine tra il bene e il male non è mai stato così incerto. Oggi possiamo accedere con maggiore facilità e minori filtri alle figure pubbliche, rispetto al passato, e ho la sensazione che le celebrità siano al centro di un sisma “morale”, dove tutto si polarizza. Per questo ho creato il personaggio di Elisabeth.
In seguito, ho immaginato l’incidente tra Jon e Armand, che può essere totalmente innocente o molto serio, a seconda di come lo si guarda e di come lo si contestualizza.
Avendo questo in mente, mi sono reso conto che il film avrebbe parlato più di noi adulti, e di come costruiamo la nostra realtà perché coincida con la percezione che abbiamo della nostra identità e della nostra vita, e meno del conflitto tra due bambini, che trovo meno interessante.”.
La carismatica Elisabeth è interpretata dalla talentuosa e bellissima Renate Reinsve.
Le scene della risata isterica, della “mostruosa” danza e del “quasi bacio con il nemico” valgono da sole il prezzo del biglietto.
Una visione obbligatoria per chiunque ami il cinema.