L’uomo nel bosco di Alain Guiraudie_Dal 16 Gennaio al cinema

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Luomo nel bosco di Alain Guiraudie

L’uomo nel bosco (titolo originale: Miséricorde) è l’ultimo lungometraggio del brillante regista-sceneggiatore-scrittore francese Alain Guiraudie, presentato in anteprima a Cannes 2024, nella sezione Première.

Eletto Miglior Film dell’Anno dai prestigiosi Cahiers du cinéma, il film è stato distribuito nelle sale italiane il 16 Gennaio da Movies Inspired.

Il tema dello splendido Giurato N.2 ritorna qui alla ribalta ma in chiave Noir e profondamente europea, come se ci trovassimo di fronte ad una composizione in La minore.

Il giovane Jérémie (Félix Kysyl) torna nel proprio paesino d’infanzia, nell’Aveyron, per il funerale del fornaio, suo ex principale.

La vedova (la bravissima Catherine Frot, qui decisamente sottoutilizzata) commossa dalla sua presenza, gli propone di passare la notte a casa loro, nella stanza del figlio Vincent, ormai sposato, un vecchio compagno di scuola di Jérémie.

In un’atmosfera triste e tesa, resa ancor più funebre dall’evento intorno cui si dipana la narrazione… ci troviamo immediatamente di fronte a… gran cinema per cinefili puri!

Complice un casting impeccabile ed una fotografia splendida, il piccolo comune di Saint-Martial ed il bosco che lo circonda diventano, di minuto in minuto, sfondi teatrali per un pregevole Noir che catapulta lo spettatore nel loro rarefatto quanto inquietante minuscolo universo.

L’affetto di Martine, la violenta gelosia del figlio Vincent (un Jean-Baptiste Durand in stato di grazia che non ha nulla da invidiare ai “mostri” di Get Out), la tensione con il solitario Walter, l’attenzione del parroco del villaggio, Philippe, fanno emergere un passato misterioso che avrà conseguenze inaspettate.

Titolo italiano a parte (mantenere l’originale sarebbe stato decisamente meglio ma, si sa, abbiamo questa maniacale tendenza al peggioramento…), siamo di fronte ad un’esperienza filmica di tutto rispetto.

Per cominciare, parliamo del titolo originale. Cosa rappresenta per te questa parola, “misericordia”? È stata l’ispirazione per questo nuovo film?

“Il titolo è emerso spontaneamente durante la scrittura della sceneggiatura. Per me, la misericordia travalica la questione del perdono, rappresenta l’idea di empatia, di comprensione dell’altro al di là di qualsiasi morale. È uno slancio verso l’altro. È una parola un po’ antiquata che oggi non si usa più tanto ma si adatta perfettamente al film, al suo carattere senza tempo e, soprattutto, ad uno dei grandi personaggi della storia: il prete.

Quest’idea di “misericordia”, di “comprendere l’altro nonostante tutto”, attraversa l’intera narrazione. Per tutta la prima parte, le relazioni tra i personaggi non sono chiare, così come le intenzioni del protagonista. Tutto rimane nel non detto…”

“In questo film, ancor più che nei miei precedenti, mi sono dedicato a sviluppare il mistero. Ho cercato di far sì che lo spettatore si ponesse delle domande e si sentisse coinvolto nella storia. È il modo migliore per non annoiarsi, ma anche la maniera più efficace per rappresentare il desiderio, che per me resta il grande mistero della vita.”.

Con Lo sconosciuto del lago avevi già esplorato il thriller ma L’uomo nel bosco è davvero un film noir.

Quali sono state le tue fonti di ispirazione?

“Per quanto riguarda i film noir, quelli di Hitchcock o Fritz Lang restano per me un riferimento costante. Fanno parte di un patrimonio culturale condiviso, quindi sono sempre vivi in un angolo della mia mente. Spesso mi si parla di Chabrol, probabilmente per il mix tra oscurità e commedia. Ma in lui c’è spesso una vena canzonatoria, ironica, che mi mette a disagio.

Io sono molto vicino ai miei personaggi. In ognuno di loro metto una parte di me stesso. Se dovessi citare un regista che ha influenzato questo film, stranamente direi Bergman. Non ha molto a che vedere con il film noir ma in Bergman c’è una grande misericordia. Un modo di amare gli esseri umani nonostante e, soprattutto, in virtù delle loro imperfezioni. I suoi film sono al tempo stesso molto controllati e pacati, nonché attraversati da una vera oscurità.”.

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