Nonostante di Valerio Mastandrea_Al cinema dal 27 Marzo

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Dopo aver aperto la sezione Orizzonti della 81a Mostra del cinema di Venezia, il secondo lungometraggio diretto da Valerio Mastandrea, attore e regista romano molto amato dal pubblico, arriverà in sala il 27 Marzo distribuito da BIM.

Con la produzione della HT Film di Viola Prestieri e Valeria Golino, lo stesso Mastandrea firma soggetto e sceneggiatura insieme ad Enrico Audenino, dando vita ad un oggetto filmico che – finalmente! – va lodato per la sua originalità.

Nulla è come sembra essere nella vicenda narrata, che inizia con una tipica ambientazione “ospedaliera” – ormai un genere a sé nel cinema e nelle serie di tutte le latitudini – per poi discostarsene sempre di più.

Lui (Valerio Mastandrea) è un paziente insofferente ma tutto sommato a suo agio nei meandri di un grande ospedale romano, dove tutto sembra funzionare un po’ per caso e dove tutti cercano di migliorare la propria situazione attraverso piccoli, meschini privilegi.

L’arrivo in corsia di Lei (Dolores FonziTruman) scompagina gli equilibri: la giovane donna entra in competizione con il compagno di ricovero per aggiudicarsi la stanza ritenuta migliore.

Il loro rapporto evolverà nel corso dei giorni, fino a mutare di segno facendo germogliare teneri sentimenti tra i due, che si ritroveranno l’uno nelle braccia dell’altra proprio come negli amori giovanili di cui Mastandrea – raccontandosi in conferenza stampa – sembra avere grande nostalgia: “Volevo raccontare una storia d’amore come quelle che scoppiano improvvisamente a una festa di scuola, di pomeriggio, a casa di sconosciuti, dove ti innamori senza un motivo reale e ti accorgi che la vita da quel giorno non sarà più la stessa.

Per questo ci serviva uno spartito semplicissimo, molto classico, come le feste di quando avevamo tredici anni, suonato però in un mondo quasi astratto dove la condizione dei nostri personaggi senza nome è metafora dei momenti dell’esistenza in cui stare fermi, immobili, rischia di diventare una forma di difesa dagli urti della vita”.

I vari personaggi sono strutturalmente differenti tra loro, come se appartenessero a specie biologicamente diverse. Qui manca poi totalmente la classica figura del medico-eroe, del protagonista che si fa mediatore del rapporto tra la vita e la morte dei suoi pazienti.

I protagonisti sono i pazienti, i loro familiari e alcune figure di contorno. Tra loro, in particolare, un cantante da karaoke (Giorgio Montanini) che porta in giro per le corsie il suo sound system nel tentativo di alleviare le pene di chi è lì per essere curato.

I suoi sforzi canori, però, hanno alterne fortune, non essendo propriamente un tenore dalla voce impeccabile ma rassomigliando semmai a chi batte i vagoni della metro per raggranellare qualche spicciolo. È membro di una sedicente associazione di volontariato, del tipo di quelle che fanno clownterapia. In realtà ha un compito segreto, quello di mettere in contatto due mondi. E alla fine eserciterà questa sua arte provando ad aprire uno spiraglio di felicità in un mondo intriso di dolore e sofferenza.

Valerio Mastandrea mette in scena con grande delicatezza e profonda umanità il dilemma che l’Uomo fronteggia sin dalla sua creazione, ovvero allontanare il più possibile la morte lasciandosi trascinare al tempo stesso in azioni ed emozioni che ne pregiudicano la serenità e la possibilità di essere felici.

I nomi attribuiti ai diversi pazienti del fantomatico ospedale dipendono da questo dilemma: si chiamano tutti “Nonostante”, a indicare quel crocevia del destino che tutti, prima o poi, bene o male, ci troveremo ad affrontare.

Ottimo il resto del cast: Lino Musella, Justin Korovkin, Barbara Ronchi e Luca Lionello, in parti più o meno di rilievo; si staglia su tutti, però, una Laura Morante misuratissima e dolente che finalmente si libera dal cliché della donna in perenne crisi isterica, dando vita ad un personaggio che attraversa il limbo tra la vita e la morte con enorme dignità.

Dolores Fonzi
Dolores Fonzi

È ancora il regista-attore a parlare: “I nostri Nonostante sono questi, una preposizione che si fa sostantivo, un popolo di persone che solo quando incontra l’amore prova a opporsi alla sofferenza”.

Il film è da apprezzare per il coraggio nel percorrere strade davvero insolite; specialmente per il cinema italiano, troppo spesso rinchiuso nei soliti stereotipi narrativi.

Una visione preziosa.

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