Le assaggiatrici di Silvio Soldini_in sala dal 27 marzo

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Dopo un passaggio al Bari Film&TV Festival, Le assaggiatrici, nuovo lungometraggio storico a sfondo bellico del nostro Silvio Soldini è in sala dal 27 Marzo grazie a Vision Distribution.

Tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino, il film ha il solido supporto di un nome importante del cinema italiano come quello di Cristina Comencini, che co-firma soggetto (insieme alla figlia Giulia Calenda e ad Ilaria Macchia) e sceneggiatura (insieme a Doriana Leondeff, Lucio Ricca e lo stesso Soldini).

Una produzione europea, un impianto classico, un’opera rigorosa e asciutta quella diretta da uno degli “irregolari” della nostra cinematografia, capace di spaziare da commedie irresistibili come Pane e tulipani a cupi drammi come Brucio nel vento, passando per il film-rivelazione Un’anima divisa in due.

Prussia Orientale, novembre 1943. La guerra infuria su tutto il continente e anche oltre. Una giovane donna, Rosa (Elisa Schlott), si trasferisce nella casa di campagna dove vivono i suoceri, una coppia ormai anziana, dai volti intagliati nella durezza del lungo periodo bellico. Il figlio, Gregor, è sul fronte russo, ma la speranza è che possa tornare a casa per Natale.

Rosa aspetta con trepidazione notizie da Gregor. Invece, una mattina arriva un ufficiale delle SS e le dice che deve seguirlo. Si ritrova a bordo di un camion militare, diretta con altre ragazze come lei ad una scuola adibita a caserma.

Qui conosceranno l’incredibile compito per il quale sono state scelte, in qualità di giovani donne tedesche in salute: assaggiare il cibo preparato dal cuoco di Adolf Hitler prima che arrivi sulla tavola del Führer.

Da questo spunto storiografico poco noto, Soldini dipinge con delicatezza un ritratto di donna in un interno. Paura, speranza, odio, amore, libertà sono i colori sulla tavolozza del regista che, con grande senso narrativo, restituisce i sentimenti vissuti da un gruppo di persone travolte da eventi più grandi di loro.

Un po’ come in The Zone of Interest, anche in questo film l’origine del Male non si vede mai: Hitler rimane sullo sfondo, evocato, temuto, idolatrato; se ne sentirà soltanto la voce alla radio a seguito dell’attentato ordito da un gruppo di alti ufficiali nel tentativo di porre fine alla follia nazista.

Eppure, ogni azione, ogni gesto di cui si compone la vicenda narrata è condizionata dalla figura malvagia del capo del Terzo Reich: le ragazze non hanno lo status di combattenti ma è come se lo fossero, non possono sottrarsi al delicato compito affidatogli, da svolgere seguendo rigidamente le regole imposte loro dalla guarnigione posta a presidio del quotidiano rituale alimentare.

Malgrado ciò, tra le ragazze si creano legami, sia positivi che negativi, si instaurano complicità, si sviluppano addirittura amicizie dettate da uno spirito di solidarietà che riesce ad insinuarsi nel ferreo clima militaresco.

Molto bello, in particolare, il rapporto tra Rosa ed Elfriede (Alma Hasun), che dapprima la sbeffeggia appellandola “La Berlinese”, perché di estrazione sociale superiore alle altre ragazze di campagna, ma poi la sosterrà di fronte alle tremende prove cui la guerra la sottoporrà.

Anche l’esplodere imperioso del desiderio nei confronti del tenente Ziegler (Max Riemelt), un ufficiale nazista spietato quanto debole ai richiami della carne, è un segno della profonda umanità di Rosa che, però, non sarà sufficiente a salvare l’amica Elfriede quando emergerà un terribile segreto, equivalente ad una condanna a morte.

Grande cinema, quello di Silvio Soldini, scaturito da un moto di creazione collettivo dove la sensibilità femminile conferma, una volta di più, di essere un potente antidoto al cieco bellicismo degli uomini.

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