Mise en abyme. I fratelli Vanzina, giungono ad un appuntamento cruciale nella loro carriera cinematografica ma anche della loro oramai più che trentennale narrazione sociologica del nostro Paese. Racconto che quasi sempre si nascondeva dietro una leggerezza, una spensieratezza comica e sentimentale ma che comunque emergeva tra le righe di un racconto e di caratteri e personaggi che troppo semplicisticamente sono stati ritenuti figurine grottesche per una comicità facile, per un pubblico di bocca buona, uno spettatore della domenica pomeriggio o che magari andava in sala solo a Natale per risate liberatorie, catartiche, in un gioioso vuoto di senso, praticato nella ritualità indifferibile del cinepanettone.
Troppo spesso però si è messo sullo stesso piano veri e propri registi seriali e privi di qualsiasi intento creativo ed autoriale, quali Neri Parenti ed Enrico Oldoini, ad esempio, con la forza archetipica del cinema di Carlo ed Enrico Vanzina. E proprio Sapore di te, lega un filo rosso cinematografico ed extracinematografico tra generazioni antropologiche e spettatoriali. Sapore di te racconta le vicissitudini sentimentali durante le estati del 1984 e del 1985 di molti personaggi in un film corale che riesce a coprire tutti i luoghi comuni e gli stereotipi del classico film vacanziero con qualche venatura di Commedia all’Italiana.
Il film è ambientato proprio negli anni in cui i Vanzina lanciavano un modello per il cinema di genere successivo con due prototipi – Sapore di mare e Vacanze di Natale, entrambi del 1983 – ampiamente imitati ma senza la stessa grazia, garbo ed assenza di volgarità che riusciva a mantenere il tocco vanziniano. Proprio Sapore di mare a sua volta faceva, come in un gioco di specchi, un altro salto indietro, raccontando vicende del tutto simili a quelle di questo film del 2013 ma ambientate negli anni ’60.
Sapore di te prosegue un percorso di mitizzazione degli anni ’80, come ultima età dell’oro, di una verginità dello sguardo precedente alla devastazione appiattente della postmodernità, già iniziata da Fausto Brizzi con il successo di Notte prima degli esami. E’ interessante che anche gli anni ’60 idealizzati dai Vanzina in Sapore di mare venissero letti come una irripetibile età dell’innocenza politica e culturale, una condizione naturale di disimpegno che doveva a breve bruscamente finire con Piazza Fontana. E Vanzina gira il primo “Sapore” ancora nel 1983, chiudendo l’impegno e l’estetica degli anni ’70 con questa mitizzazione vintage con tutti i gadgets delle canzoni e della moda dei Sixties. Il primo “Sapore” non solo chiude definitivamente con il decennio precedente e con la comicità all’humour nero della tarda commedia all’italiana ma soprattutto apre agli anni ’80, immergendo un pubblico frastornato ma ebbro in film spot, tanto vacui quanto perfettamente funzionali a farsi oggetto di consumo piuttosto che “testo” artistico.
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I film vanziniani diventavano invece un ipertesto che rilanciava le aperture di senso direttamente nella società, nelle cattedrali dell’edonismo di quegli anni, nelle celebrazioni vacanziere o ingenuamente glamour di quell’Italia da bere. Non è un caso che la doppietta prototipica vanziniana sia proprio di quell’83 che vede la nascita del governo Craxi, sancendo uno stacco netto e simbolico con lo stile ma anche con il mutato contesto rispetto agli anni ’70. Anche Sapore di te, film gradevole in cui la cifra sentimentale prevale su quella comica, si rievoca un periodo mitico, gli anni ’80 anzi che gli anni ’60, ma la rievocazione arriva molto più debole e meno evocativa. Il modello formale scelto da Vanzina intanto non è più originale come l’antecedente di trenta anni fa.
Ed il film esce ora, in uno dei peggiori momenti della nostra storia, funzionando al massimo con il suo leggero effetto nostalgia per rimpiangere l’ultima età dell’oro, seppur dipinta dai colori pacchiani delle prime televisioni commerciali. Sapore di mare divenne un film cerniera che prese fortemente le distanze dall’Anciente Regime politico, culturale e cinematografico, divenendo uno degli eventi propulsori, nel bene e nel male, dell’Italia degli anni ’80. Difficilmente Sapore di te avrà la forza di proporsi come evento simbolico ma solo come un film che saprà operare raffinatamente su diversi livelli: l’evocazione storica attraverso il privato, l’intreccio di storielle sentimentali da musicarello, ma anche una parallela lettura meta cinematografica, già praticata in molti altri film vanziniani, che mostra, da parte di questi due piccoli maestri, una cultura ed una consapevolezza del proprio mestiere e della propria arte che è molto più profonda e sofisticata di quanto sembri.
[La splendida foto di gruppo, dal photocall dell’anteprima romana, è del nostro Eugenio Boiano]
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