Potente, vitale, inquietante: da Cannes 75 è approdato alla Festa del Cinema di Roma 2022 As bestas, film spagnolo ma dal titolo galiziano che indica tutta la forza selvaggia di conflitti atavici legati all’identità ed alla terra, il più primordiale degli elementi.
Il quarantenne Rodrigo Sorogoyen, da Madrid, con all’attivo intensi film premiati come Il Regno e Madre, racconta una storia antica ed al tempo stesso contemporanea: dalla Francia, un marito ed una moglie, agricoltori appassionati, trovano il proprio spazio nel mondo in uno dei più remoti angoli d’Europa, la Galizia spagnola, anomalia atlantica in un paese per lo più votato alla dolcezza del Mediterraneo.
E qui, malgrado la buona volontà e l’amore dimostrati verso l’aspro suolo che li ospita, dovranno fare i conti con la durezza dei contadini locali, provati da una vita avara di soddisfazioni.
La diffidenza ed una larvata ostilità cederanno quindi il passo ad uno scontro aperto quando si tratterà di votare, tutti insieme comunitariamente, a favore o contro la proposta degli industriali dell’energia che vorrebbero installare pale eoliche sui terreni agricoli.
Questa intensa prova registica di Sorogoyen – un thriller socio-rurale, lo si potrebbe definire – si avvale di un cast ben ritagliato sui personaggi: Denis Ménochet e Marina Foïs sono Antoine e Olga, la coppia solida e motivata ma segnata in radice da un’alterità identitaria che ineluttabilmente la porterà in rotta di collisione con la coppia antagonista, rappresentata dai fratelli autoctoni Xan e Lorenzo (Luis Zahera, opportunamente nato a Santiago de Compostela, e Diego Anido). Il corpulento francese Menochet presta il suo fisico peculiare all’ostinato quanto stoico Antoine, sorta di controfigura moderna del Don Chisciotte, sconfitto anche lui da una vana lotta contro i mulini a vento.
Il tema etico appassionante ed il robusto ordito narrativo fanno di As bestas un’opera meritoria e pregevole al di là di qualche difetto, come la rappresentazione un po’ troppo manichea delle parti in conflitto, laddove l’epiteto di “bestie” sembra riservato ai locali, a causa della reazione estrema e disperata ad una povertà che nemmeno il denaro promesso sembra poter lenire: trattasi, in realtà, piuttosto di una povertà interiore, spirituale che ha reso arido il cuore dei custodi di quella terra magnifica ma violenta.
Visione altamente consigliata.
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