Guardiani della Galassia Vol.3, terzo episodio della saga, si svolge cronologicamente dopo gli eventi di Infinity War e dello Speciale Natalizio (uscito su Disney+ a Natale 2022).
I Guardiani cercano di costruirsi un futuro a Nowhere mentre Peter Quill non riesce a venire a patti con la perdita di Gamora, uccisa da Thanos e tornata da una linea temporale alternativa: l’arrivo improvviso di un nuovo, misterioso e potentissimo nemico e il gravissimo ferimento di Rocket costringe la squadra mutilata a muoversi per salvare il compagno, indagando sul suo orribile passato.
Sulle note di Come and Get Your Love, le stesse che nove anni fa ci hanno introdotto ad uno Star-Lord follemente danzante, si conclude il lungo viaggio dei Guardiani della Galassia, un gruppo nato sui fumetti come minore ma che ha ottenuto su schermo un ruolo in grado di rivaleggiare con gli Avenger.
Le due ore e mezza di questo terzo, indimenticabile, episodio volano via tra dramma e commedia leggera, concludendosi con un senso di appagamento e malinconia e chiudendo magistralmente il cerchio con tutti i personaggi, anche quelli inizialmente di contorno come Cosmo e Yaglin, che si ritrovano naturalmente dove dovrebbero, forse con l’eccezione dell’ancora acerbo ed ancora comprimario Adam Warlock di Will Poulter, ben diverso dal superuomo immaginato dai fan dopo la sua prima apparizione.
Si chiude così un importante arco narrativo per il brand Marvel, pur ponendosi in qualche modo al di fuori dell’ancora sfilacciata e claudicante Fase 5.
Si chiude il burrascoso rapporto tra la “nuova” Gamora e Starlord, si chiude il doloroso passato di Rocket, senza dubbio cardine e centro di quest’insolita famiglia disfunzionale.
Si chiude la storia di Drax e rimpiangeremo di certo una delle interpretazioni più riuscite di Bautista ma una porta viene lasciata aperta al ritorno del Peter Quill di Chris Pratt, lasciato da Gunn in eredità ad altri registi, probabilmente non senza rammarico e preoccupazione, considerate le contestazioni per Infinity War.
Come villain conclusivo ci viene donato l’Alto Evoluzionario, interpretato da Chukwudi Iwuji: intimidatorio, violentemente egoista, ossessivo, privo di qualsivoglia scrupolo o etica e senza alcun elemento di redenzione ma certamente non bidimensionale: un mostro sin troppo credibile, più vicino a Mengele che a Thanos, votato ad una sua visione dell’ordine e della società ideale, quindi un’ideale controparte per un gruppo di pariah anarchici come I Guardiani.
Guardiani della Galassia Vol.3 è un figlio voluto di quel Gunn proveniente da b-movie come Slither, Super e The Tromaville Café: dovuti cameo dei suoi attori feticcio, scene montate con minuziosa cura, talvolta cupissime ed al limite dell’horror, scenari elegantemente e volutamente kitch palesemente ispirati a 2001: Odissea nello spazio, alieni bizzarri ed una tracklist musicale che funge da struttura portante del tutto.
Licenziato dalla Disney per alcuni tweet discutibili e riassunto dopo il tutt’altro che prevedibile successo di The Suicide Squad, il regista si dimostra ancora una volta in grado di gestire il racconto corale, certamente non commerciale, di questa squadra di pariah e disadattati, lasciando spazio di crescita a tutti i suoi interpreti. Questa riuscitissima prova controcorrente conferma, ancora una volta, la scelta ideale di James Gunn alla direzione del DC Cinematic Universe; non più limitato, quindi, alla gestione di un angolo oscuro di tale universo narrativo, è probabile che Gunn potrà dare libero sfogo a tutta la propria verve creativa.
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