Quando si guardano, intensamente e professionalmente, film per un quarto di secolo… non è facile stupirsi.
Il giuramento di Pamfir, da ieri nelle sale italiane, ci è riuscito.
Il lungometraggio d’esordio del regista ucraino Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk ci porta in Transcarpazia, al confine tra Ucraina e Romania. Potrebbero essere gli anni ’20. Potrebbe essere il mese scorso.
In questa terra aspra e grezza, fuori dal tempo e dallo spazio, si svolge la vita di Leonid, soprannominato “Pamfir” (Oleksandr Yatsentyuk) e della sua famiglia.
L’adolescente Nazar (Stanislav Potiak) e la moglie di Pamfir, Olena (Yelena Khokhlatkina) attendono con gioia immensa il suo ritorno a casa ma i soldi sono pochi ed il nostro protagonista è costretto a confrontarsi con il lato oscuro di vivere in un villaggio dimenticato da dio.
Non vi racconterò l’immagine della locandina ma sappiate che rappresenta lo snodo narrativo di svolta della vicenda che porterà allo shakespeariano epilogo, legato ad un suggestivo ed estremamente significativo quanto atteso evento per l’intera comunità: il carnevale tradizionale di Malanka (siamo in Bucovina, nella regione dei Carpazi).
Il personaggio della nonna, la mamma di Pamfir, matriarca della famiglia, vale da solo il prezzo del biglietto, evocando quello dell’immensa Alexandra (2007) di Aleksandr Sokurov. Una fotografia magnifica e la scelta di ambientare le riprese in una natura selvaggia di struggente bellezza, rendono questo esordio semplicemente… imperdibile.
Le musiche, profondamente evocative, sono di Laetitia Pansanel-Garric ed insieme alle meravigliose maschere per il carnevale, diventano (come accade soltanto nei film davvero belli) personaggi attivi della narrazione filmica.
Presentato nella Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, questa prima grande sfida sulla lunga distanza di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk ci regala un’esperienza unica che rimarrà a vita nei nostri cuori, ricordandoci che vette straordinarie sia in grado di raggiungere il cinema europeo quando viene fatto sul serio.
Un sentito GRAZIE, quindi, a Movies Inspired per aver avuto il coraggio di distribuire questa gemma rara nelle sale italiane, la quale possiede un ulteriore, innegabile pregio: il ricordarci che l’Ucraina, terra ricchissima di arte e cultura, non può essere meramente ricondotta soltanto al suo tragico ruolo attuale di teatro di guerra.
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