Diretto dal regista portoricano Angel Manuel Soto e sceneggiato da Gareth Dunnet-Alcocer, Blue Beetle è la storia di Jaime Reyes, un giovane avvocato fresco di laurea che torna nella natia El Paso pieno di speranze solo per scoprire che il futuro della famiglia è a rischio, tra problemi di salute del padre e la minaccia di uno sfratto incombente.
Un’azione coraggiosa ed un atto di imbarazzante piaggeria porteranno Jamie a stretto contatto con un misterioso simbionte alieno, che gli conferirà poteri inimmaginabili e lo condurrà in aperto conflitto con una potente corporazione.
Quattordicesimo film del DCEU e primo film della gestione James Gunn – Peter Safran, Blue Beetle è anche il primo film ad offrire come protagonista un supereroe latinoamericano, scelta insolita e forse persino rischiosa.
Considerando le già numerose iterazioni e permutazioni dei personaggi principali DC e le critiche che ne sono seguite, ripartire da un personaggio minore (sebbene con una storia decennale attraverso le varie incarnazioni) può rivelarsi una scommessa vincente, nonostante il desiderio di un certo pubblico di vederlo fallire a priori per un pregiudizio nei confronti del franchising ed un feroce disaccordo con le nuove scelte di casting della Warner.
Xolo Maridueña, già visto ed apprezzato in Cobra Kai, risulta una buona scelta ed offre una più che solida recitazione: il suo peterparkesco Jaime è un piacere da vedere mentre inizialmente rifiuta di accettare il suo nuovo ruolo di supereroe e la presenza del simbionte-arma nel proprio corpo, per poi accogliere gradualmente le proprie responsabilità e difendere i suoi cari.
Il resto del cast è funzionale alla storia, con Adriana Barraza che interpreta una grintosa nonna con un insolito passato (forse un po’ troppo “caricato” nel finale) ed il comico George Edward Lopez che ci regala momenti spassosissimi nel ruolo dello zio geniale, svampito e complottista.
Angel Manuel Soto si muove con la sicurezza del mestierante, evitando svolte di trama spettacolari e mantenendo una tempistica equilibrata, tra combattimenti ben coreografati (gli effetti speciali, meno ambiziosi di quelli di The Flash, sono comunque in grado di dar vita a scene coinvolgenti, in particolare quelle del folle volo) e relazioni personali, senza cadere in tempi morti.
Il nucleo principale del film resta, senza dubbio, l’amore familiare – impreziosito dalla cultura specifica dei personaggi – e le sue problematiche (l’immigrazione clandestina ed il pregiudizio lavorativo verso i latinoamericani) senza cadere nel didascalico, cosa molto apprezzata dalla comunità di appartenenza.
Blue Beetle è, a differenza di The Flash, un film privo di camei; se si eccettuano un paio di citazioni intenzionalmente vaghe, la pellicola si regge sulle proprie gambe, regalandoci un’origin story godibile in modo indipendente dal resto dell’universo DC, scelta probabilmente dettata dal passaggio di gestione e relativa insicurezza verso il futuro del franchise.
Nonostante non ci si trovi di fronte al film supereroistico più innovativo degli ultimi anni o al più elaborato (narrativamente o esteticamente) siamo certamente di fronte ad un promettente nuovo inizio, fresco ed energico, che potrebbe soddisfare sia i fan di lunga data, i quali troveranno numerosi riferimenti al materiale originale, che il pubblico generalista.
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