ArticleGundamOriginSessantotto anni sono ormai trascorsi dall’inizio dell’esodo imposto dalla dittatoriale Federazione che ha trasferito parte dell’umanità su gruppi di colonie orbitali denominate “Side”: queste isole sono diventate ormai la seconda patria per le popolazioni “spazianoidi”, sempre meno tolleranti del controllo imposto dal distante governo terrestre.

Quando nella Repubblica Autonoma di Munzo di Side 3, la colonia più lontana dalla Terra, muore in circostanze misteriose Zeon Zum Deikun, leader indipendentista e guru della filosofia spazianoide, i suoi giovanissimi figli, il determinato Casval e la dolce Artesia, si ritrovano coinvolti nei letali complotti politici tra la Federazione Terrestre, l’ambiziosa famiglia Zabi ed i lealisti Ral.
Mentre i bambini cercano di sfuggire al loro fato di pedine si staglia all’orizzonte l’ombra di un conflitto inevitabile, una guerra di proporzioni inimmaginabili combattuta con nuovi, colossali guerrieri di metallo…

Sebbene venga sottinteso nel trailer che Origin sia prequel diretto di”Kidō Senshi Gandamu” (Gundam, il Guerriero dall’Armatura Mobile, più noto come Mobile Suit Gundam) serie cult del 1979 che ha dato vita ad un impressionante franchising che perdura con energia ad oggi, Gundam Origini, nelle sale italiane soltanto il 23 e 24 giugno, è in realtà la trasposizione animata del remake cartaceo della saga scritto e disegnato dal monolitico Yoshikazu “Yas” Yasuhiko (Arion, Venus Wars), già character designer della prima serie, delle serie Zeta Gundam (ambientata otto anni dopo la prima) e Gundam Unicorn e del film Gundam F-91.

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Le differenze tra la serie classica e Gundam Origin sono relativamente minori (alcuni elementi tecnologici come i Mobile Suit vengono anticipati, degli eventi vengono collocati in ordine temporale diverso, i rapporti accennati tra alcuni personaggi vengono sviluppati in altre direzioni) ma la godibilità dei vecchi fan non ne viene inficiata ed anzi la trama, rinnovata ma non stravolta, ne trae vantaggio. Il regista Takashi Imanishi e lo sceneggiatore Katsuyuki Sumisawa riprendono il manga con relativa fedeltà sebbene decidano di modificare a loro volta l’ordine cronologico degli eventi descritti: questo primo capitolo della serie di quattro film prevista è un lunghissimo flashback all’interno del manga, probabilmente in previsione di una futura serie che vada a ripercorrere il lungo (dieci anni di pubblicazione) Origin nella sua interezza.

L’animazione è come ovvio piacevolissima a guardarsi grazie ad una combinazione di cell shading ed una CG non invasiva e limitata agli scontri tra mecha (in questo film in realtà pochissimi e palesemente forzati per permettere l’apparizione, per scopi commerciali, dei Mobile Suit) sebbene il tratto di Yas, ricco di un sottile umorismo, tende a perdere delle preziose sfumature.

La direzione del doppiaggio italiano è stata affidata nele mani capaci di Fabrizio Mazzotta (Krusty il clown, Mendo in Urusei Yatsura, Eros in Pollon tra gli altri) che si è occupato in precedenza delle versioni italiane degli altri capitoli della saga di Gundam: il risultato è globalmente positivo sebbene chi è avvezzo al dubbing originale giapponese possa avvertire la mancanza di una certa maturità necessaria nel tono di Casval.

Uno dei problemi che Origin incontra è la sua scarsa digeribilità per i non fan; come per il ciclo di Berserk e Neon Genesis Evangelion, proposti sul nostro grande schermo, ogni episodio non è a se stante ma parte di una storia più ampia e complessa e se lo spettatore auspica sessanta minuti di feroci scontri tra robot giganti si ritroverà perso in una storia di crescita personale, tradimento e complessi intrighi: considerato questo “limite” Gundam Origin I non può che essere consigliato.

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