La Shoah vista dagli aguzzini.
Esce nelle sale italiane, distribuito da I Wonder Pictures, The Zone of Interest dell’inglese Jonathan Glazer (Birth, Under the Skin), vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria all’ultimo Festival di Cannes.
Ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis, il film mette in scena la quotidianità idilliaca di una famiglia tedesca negli anni ’40; peccato che si tratti della famiglia di Rudolf Höss, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, dove sua moglie Hedwig – una formidabile Sandra Hüller – ha allestito il focolare domestico con precisione maniacale e piglio militaresco.
Ogni afflato sentimentale è riservato agli animali di compagnia (cani, cavalli) o a fiori e piante da giardino, cui la padrona di casa dedica le sue cure al riparo del muro di cinta che, debitamente munito di filo spinato, separa lo spazio paradisiaco di casa Höss da quello infernale che ne rimane fuori.
Glazer getta luce, con raggelante perfezione formale, sui meccanismi aberranti del Potere e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
La Shoah, lo sterminio della razza ebraica ad opera del nazismo, è stata raccontata in molte opere.
Raramente, però, il nucleo centrale di questa tragedia – l’annientamento delle vittime – è stato così accuratamente occultato ed al tempo stesso fortemente denunciato come in questo The Zone of Interest, dove la spoliazione dei beni degli ebrei viene commentata dalle amiche di frau Höss mentre sorseggiano il tè del pomeriggio.
Una puntuale dimostrazione di quella banalità del male descritta da Hannah Arendt, una delle più grandi intellettuali del Novecento, che è stata forse la caratteristica più inquietante del delirante disegno genocida di Hitler, il quale sapeva far leva sulla miseria umana di chi – collaboratori, funzionari, gerarchi e i propri familiari – era disposto letteralmente a camminare sui cadaveri pur di perseguire il proprio tornaconto personale.
Così seguiamo le vicende del buon Rudi e della sua regina di Auschwitz che, giunti all’apice dell’affermazione gerarchica, si trovano a discutere tra loro perché lui sta per essere trasferito – una promozione… Allora lei va su tutte le furie perché non ha nessuna intenzione di abbandonare la dimora prestigiosa che si addice al Kommandant di un lager così importante.
A questo punto iniziano le pressioni e i tentativi di farsi raccomandare da Martin Borman, segretario del führer.
Il film di Glazer è scritto e diretto in modo da lasciare sullo sfondo l’apocalittica tragedia che si stava consumando al di là di un grazioso giardino, centro della esclusiva “zona di interesse” di un’ordinaria famiglia tedesca dell’epoca.
Ordinaria in tutto fuorché nella capacità di ignorare l’Orrore della Storia.
Una visione da non perdere.
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