Il film è un elogio alla visionarietà
Go with the flow and keep smiling.We sometimes feel clumsy and ridiculous in nature. Not taking things too seriously makes life so much more enjoyable.
Dopo aver attirato l’attenzione di pubblico e critica alle Giornate degli Autori, dove è stato presentato in prima mondiale come Evento Speciale, L’avamposto, il film documentario di Edoardo Morabito che si è avvalso della collaborazione (scrittura e montaggio) del bravissimo Alessandro Aniballi arriva al cinema in modo rocambolesco e dopo una lunghissima e travagliata gestazione, esattamente come ciò che vedremo sullo schermo.
In questo sensibile e coinvolgente documentario, la musica dei Pink Floyd si fonde con la vita nella Foresta Amazzonica attraverso le vicende di un coraggioso e visionario ecoguerriero: Christopher Clark.
Prodotto da Dugong Films con Rai Cinema, in associazione con Intramovies, la O2 Pòs Produções di Fernando Meirelles e Bidou Pictures, L’avamposto è giunto nelle nostre sale il 26 Febbraio, distribuito da Luce Cinecittà.
Girato tra il cuore dell’Amazzonia e la frenetica City di Londra – osservando queste due location affiancate non sembra neanche appartengano al medesimo pianeta ed è proprio tale contrasto ad enfatizzare la distanza tra l’opulento Occidente e la Natura che lo ospita, senza la quale esso non potrebbe sopravvivere – il documentario racconta il sogno di una battaglia trentennale volta alla salvaguardia del polmone della Terra.
A condurla è Christopher Clark, un eco‐guerriero, uno scozzese fuori dall’ordinario che nel cuore della foresta amazzonica ha creato il suo personalissimo Avamposto del progresso: un modello di società utopica basato sull’equilibrio perfetto tra natura e tecnologia, gestito e preservato dagli indigeni del luogo.
Dopo 3 lunghe decadi, il governo brasiliano – cui quella parte di Amazzonia “appartiene” – continua ad opporsi alle insisitite, veementi richieste di creare una riserva che protegga la Foresta dalla distruzione ed un nuovo grande incendio minaccia di distruggere l’Avamposto coraggiosamente creato dai nostri protagonisti, in totale armonia e simbiosi con la natura circostante.
Chris decide allora di giocare d’azzardo, opponendo alla spettacolare distruzione della foresta un evento altrettanto spettacolare: un concerto dei Pink Floyd all’interno di quei luoghi, dedicato non a folle da stadio ma a coloro che lì vivono ed operano (fossero anche soltanto 50 persone), per sensibilizzare il governo di fronte a questa ineluttabile emergenza che non può più essere procrastinata a data da destinarsi.
Sarà veramente possibile?
L’avamposto – miracolosamente giunto nelle sale italiane – è un’opera visionaria e politica che, attraverso le avventure di un Fitzcarraldo del XXI secolo, alle prese con un videomessaggio da spedire ai Pink Floyd, si prepara un cocktail nel cuore della foresta vergine mentre combatte un incendio, ci ricorda la necessità delle utopie ed un monito per l’umanità: per sopravvivere abbiamo bisogno di ritrovare il desiderio e la giusta dose di immaginazione.
Una riflessione viva e non retorica su un tema cruciale, le cui riprese in barca sull’immenso Rio al calar della notte valgono da sole il prezzo del biglietto.
Dalle note di regia di Edoardo Morabito:
“Mentre il mondo brucia e noi assistiamo al cambiamento climatico come fosse la diretta streaming del grande spettacolo che è l’apocalisse, Chris si sente investito di una missione: salvare quel che resta dell’Amazzonia. Con ogni mezzo possibile.
L’avamposto è certamente un film sulla fine del mondo o quantomeno sulla distruzione del mondo naturale per mano dell’uomo. Ma è soprattutto un film sull’importanza del sogno per tornare ad immaginare possibili futuri… Perché sognare, come direbbe Chris, significa agire in prospettive cosmiche.”.
Dopo la prima a Venezia, il film è stato presentato con successo al São Paulo International Film Festival ed al Festival del Cinema di Rio, ed ha vinto il premio come Miglior Documentario al Festival del Cinema italiano di Madrid.
Correte in sala a vederlo e spargete la voce.
Questa è una visione necessaria.
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