In una Marsiglia smagliante e popolare, si agitano le vite dei protagonisti, donne e uomini che, nonostante gli anni e le esperienze vissute, inseguono ancora i propri sogni, politici e personali.
Tutti gli ingredienti dei film che hanno segnato la cifra stilistica (e il successo) di Robert Guédiguian, il regista francese originario di Marsiglia reso noto al grande pubblico da Marius et Juliette (1997), sono presenti in una magnifica sintesi nel suo ultimo film, E la festa continua! (Et la fête continue!), presentato in ottobre nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma ed ora nelle sale italiane, distribuito da Lucky Red.
La storia personale di Rosa (interpretata dall’attrice Ariane Ascaride, moglie e musa del regista dagli anni dell’Università), che vive in un quartiere popolare della vecchia Marsiglia e che spartisce le sue energie tra una famiglia numerosa e molto unita, il lavoro da infermiera e il suo impegno politico a favore dei più svantaggiati, viene messa a fuoco da Guédiguian nella fase in cui la donna si approssima alla pensione, dunque in un momento delicato e complesso, in cui si sente di dover lasciar andare qualcosa a cui si tiene molto e nel quale è molto alto il rischio di perdere le tante illusioni coltivate nella vita o di vederle vacillare.
Dato il suo piglio battagliero, viene proposto a Rosa di candidarsi per il quartiere, ma inaspettatamente, attraverso un intreccio di personaggi maneggiato con grande abilità dal regista, accadrà qualcosa di nuovo: ai familiari di Rosa (nome datole in onore di Rosa Luxemburg, come il fratello Toni, deve il suo nome ad Antonio Gramsci), padre, fratello, figlio, fidanzata del figlio, si aggiunge il consuocero libraio Henri, mai conosciuto prima (un bravissimo Jean-Pierre Darrousin) con la sua aria da sognatore indomito, che diventerà suo corteggiatore ‘quasi per caso’, tra un bicchiere di vino rosé e la canzone cantata da Aznavour che dà il titolo al film.
Questo incontro, inaspettato, darà alla nostra protagonista una rinnovata vitalità per intraprendere strade di cittadinanza attiva, ma soprattutto le farà comprendere che, in ogni fase della propria vita, non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali.
“Prima del film Twist a Bamako – racconta il regista – avevo realizzato Gloria Mundi, che era molto cupo. Pensavamo, quando abbiamo scritto la sceneggiatura di ‘Et la fête continue!”, che il film sarebbe stato ancora più ottimista di quanto non sia oggi, ma sono sorti diversi dilemmi, in me e nei personaggi: forse sono stato vinto da ciò che oggi mi domina, una certa malinconia, ma è una malinconia gioiosa.
È questo che mi piace tanto di Cechov, una serena malinconia… Le citazioni del film non sono riferimenti culturali. Sono testimonianza, in particolare per il personaggio di Henri, di una vita di letture, certo, visto che è un libraio, ma anche degli alti e bassi della sua vita, delle sue riflessioni… È così che vedo la cultura. La cultura ci aiuta a vivere. Ci rassicura. Permette di vedere come gli altri hanno vissuto le nostre stesse esperienze.”
I personaggi di Guédiguian sono prima di tutto persone in relazione, orgogliosi di esserlo e di sentire che questo sentimento di benevolenza verso i deboli e di reciproca solidarietà umana non può essere un optional, quanto un dovere civico, un afflato inevitabile, un’etica della prossimità.
Il regista mette anche in questo suo ultimo film tutta la sua coerenza, di regista e di uomo, il senso di una militanza professata e vissuta, il desiderio di parlare non solo dei tanti fatti catastrofici del mondo ma anche della bellezza e della luce del mondo, a partire dalla sua Marsiglia e dalla sua comunità allargata.
Non a caso il film prende spunto da un fatto realmente avvenuto, il crollo di due palazzi a Marsiglia, in Rue d’Aubagne, il 5 novembre 2018, che provocò otto morti e diede vita a una vera e propria mobilitazione in difesa del mercato della Plaine. In quella occasione furono prese d mira le politiche urbanistiche di espansione selvaggia della città.
Il film è costruito con un perfetto equilibrio di elementi, che risultano essere armoniosamente connessi fra di loro e nel contesto narrativo ed estetico: dalla scelta degli attori, alle musiche, alla ricostruzione della piccola comunità di quartiere, che si raduna e riflette, cercando di aiutare chi ha più bisogno, alla sorpresa di poter nuovamente vivere una relazione d’amore ad un’età non più giovane, all’urgenza di mobilitarsi quando necessario e di comprendere le aspettative, i sogni e le fragilità delle giovani generazioni, ponendole in un confronto costruttivo con le più âgées in termini artistici, politici ed esperienziali.
“Et la fête continue! è un film ‘Agitprop’ – prosegue il regista – mi piace molto questa forma estremamente popolare e creativa che gli artisti hanno adottato all’inizio della Rivoluzione russa per partecipare alla dinamica del cambiamento, alla sua velocità. Mayakovsky, Vertov, Meyerhold, poi, in Germania, Piscator, Karl Valentin, Brecht… In poche parole, consiste nel parlare di tutto ciò che stiamo vivendo allo stesso tempo, saltando da una cosa all’altra, utilizzando tutti i mezzi possibili per interrogare e comprendere lo spirito del tempo, approfittando delle esitazioni, delle certezze e dei dubbi degli esseri umani, in modo che lo spettacolo sia piacevole.
In questi strani tempi di regressione e di egoismo che colpiscono tutte le nostre società, un regista (che crede che il cinema d’autore e il cinema popolare non siano opposti l’uno all’altro) non può limitarsi a descrivere la miseria del mondo… deve anche mostrare nuovi modi in cui le idee di condivisione e di democrazia possono prevalere… dall’Armenia sotto attacco a SOS Méditerranée, dallo status di rifugiato all’edilizia popolare, dalla difesa degli ospedali alla difesa delle scuole, dalla reinvenzione della sinistra all’orizzontalità delle lotte di quartiere. E tutto questo con l’urgenza di essere ascoltato.”
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