L’Esorcismo – Ultimo atto di Joshua John Miller è nelle sale italiane dal 30 Maggio, distribuito da Eagle Pictures.

L’anno scorso, Russell Crowe aveva affrontato, con il brutto L’esorcista del Papa, la vera storia dell’esorcista del Vaticano Padre Gabriele Amorth.

Un film che aveva provocato più comicità che spavento.

Già all’epoca de L’esorcista (1973), grandissimo e meritatissimo successo, si erano generati sequel ed altre imitazioni; non posso esimermi dal segnalare alle giovani generazioni L’esorciccio, autentico capolavoro diretto ed interpretato dal grande Ciccio Ingrassia (la miglior parodia finora realizzata).

… e Russell ce riprova, con questo Esorcista de panza, Esorcista de sostanza che vuole porsi come un capitolo del tutto nuovo.

La scelta del regista e di chi ha deciso di produrre questo film sta nell’aver realizzato un’opera meta-cinematografica.

Ci troviamo su un finto set, in cui Anthony Miller (Russell Crowe), attore in declino, reduce da un brutto periodo in cui ha perso la moglie a causa del cancro, è caduto nel baratro di alcol e droghe per poi andare in riabilitazione e cercare di tornare l’attore che era un tempo, cercando di recuperare il rapporto con la problematica figlia adolescente (Ryan Simpkins), cacciata da scuola, che lo chiama per nome e non “papà”.

La figlia deciderà di aiutare il padre a rimettersi in carreggiata con la sua carriera, lavorando come assistente nel nuovo film che lo vede nei panni di un prete Esorcista.

Il set del quale, perfettamente ricostruito, ricorda fin troppo il primo film di Friedkin ed il giovane regista (interpretato da Adam Goldberg) subirà lo stesso tipo di incidenti che le leggende del cinema raccontano si siano verificati sul set del 1973.

Il risultato vuole essere un omaggio a tutti i film dedicati allo scontro tra il demonio ed il servitore di Dio.

Il prete che fa da consulente per la produzione (interpretato da David Hyde Pierce) inizia a comprendere che gli strani incidenti, il “suicidio” del primo attore designato ed altri, tra lampade che cadono o esplodono e vari rumori sinistri…forse non sono effetti speciali.

La bravura attoriale di Crowe, sempre in bilico tra il grande attore e la sua opulenta versione 2024, riesce solo in parte (sorprendente, vero?).

Si poteva e doveva osare di più, senza continuamente riportare il già visto e già sentito; la trovata meta-cinematografica dello svelare i trucchi del cinema al pubblico riesce bene nella prima parte per poi, inevitabilmente, perdersi verso il finale.

Splendida, come sempre, la voce di Luca Ward; peccato che si sia passati da “Scatenate l’inferno” ad un’invettiva contro le lesbiche (nel suddetto Esorcista), come reazione alla scoperta del rapporto intimo tra la figlia ed una delle giovani attrici conosciute sul set (interpretata da Cloe Bailey).

Giudizio finale: un horror come tanti altri che non lascerà il segno.

Speriamo che il prossimo film interpretato da Crowe come protagonista (è sul set mentre scriviamo queste righe), dedicato al rapporto tra il gerarca nazista Hermann Wilhelm Göring ed il suo carceriere americano (interpretato da Rami Malek) nei suoi ultimi giorni durante il Processo di Norimberga… non sia deludente come questa sua prova d’attore.

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