Napoli – New York è nelle sale italiane dal 21 Novembre grazie a 01Distribution.

Il ventunesimo lungometraggio di Gabriele Salvatores è – incredibile a dirsi – basato su un soggetto inedito di Federico Fellini e Tullio Pinelli, che Isabella Cocuzza ed Arturo Paglia di Paco Cinematografica, produttori con RAI Cinema, hanno ritrovato tra le carte del grande drammaturgo piemontese (oltre 50 sceneggiature al suo attivo) e proposto al regista, nato a Napoli ma milanese d’elezione.

Il talentuoso Salvatores, superate le iniziali resistenze a cimentarsi con il materiale lasciato da tali giganti del cinema, si è lanciato con entusiasmo in questa nuova impresa artistica.

Due location impareggiabili: da una sponda dell’Atlantico, la città del sole e dell’amore; dall’altra, la metropoli icona del sogno americano. Entrambe ricostruite grazie alla scenografia di Rita Rabassini ed agli effetti visivi coordinati da Victor Perez che, con grande maestria, hanno portato sullo schermo la Partenope del secondo dopoguerra e la Grande Mela dei primi anni ’50.

Protagonisti assoluti due scugnizzi doc, i giovanissimi Dea Lanzaro ed Antonio Guerra, nei panni rispettivamente di Celestina e Carmine, due bambini o poco più che si ritrovano a sbarcare da soli il lunario tra le macerie di una Napoli bombardata.

Gli inevitabili richiami alla straordinaria stagione del neorealismo italiano – da Sciuscià di Vittorio De Sica a Paisà di Roberto Rossellini, passando per le Quattro giornate di Napoli di Nanni Loy – si intrecciano al respiro genuinamente favolistico di un’opera che si regge sulle interpretazioni di un cast eccellente, composito ma affiatato, dove gli adulti più navigati dialogano con questa fenomenale quanto umanissima coppia di ragazzini.

Qui Salvatores mette a frutto l’esperienza già fatta in alcuni suoi film precedenti, come Io non ho paura o Il ragazzo invisibile, i cui personaggi sono minorenni: “Lavorare con i bambini, con i ragazzi, è meraviglioso perché non hanno sovrastrutture”, dice il regista, che in conferenza stampa ha raccontato come i piccoli Dea e Antonio abbiano dimostrato sul set di possedere una grande personalità, tirando fuori proprio quella “cazzimma” indispensabile al perseguimento dei propri sogni.

C’è poi un tema forte, quello dell’immigrazione che non viene trattato in modo ideologico ma semplicemente ricordando che un tempo i migranti eravamo noi italiani; bellissima la scena in cui una rubiconda signora newyorkese chiede ai due piccoli napoletani se vengono dall’Africa…

La parte centrale del film è ambientata sul piroscafo che attraversa l’Atlantico, in cui le avventure si susseguono con Pierfrancesco Favino (il commissario di bordo Domenico Garofalo), Omar Benson Miller (il cuoco George) e Tomas Arana (il comandante della nave) perfettamente in parte.

I tre si affrontano, si scontrano ed alla fine si accordano su come gestire i due piccoli clandestini.

L’essere umani è l’unica risposta possibile alla domanda di futuro di chi fugge la miseria: “Anche morire di fame è illegale”, ribatte infatti candidamente la bambina, al tentativo di Garofalo di imporre il ruolo del severo capitano.

Quasi un film nel film è poi la vicenda di Agnese (Anna Lucia Pierro), la sorella di Celestina, coinvolta in un dramma a sfondo patriarcale che dà modo al regista di avvalersi della partecipazione del grandissimo Antonio Catania, suo immancabile comedian e sodale, sin dai tempi remoti del Teatro dell’Elfo.

Last but not least, la stupenda colonna sonora di Napoli – New York che, come sempre accade nei film di Gabriele Salvatores, svolge un ruolo fondamentale: dalle tammurriate della Nuova Compagnia di Canto Popolare al rock dei Procol Harum, ogni snodo narrativo è accompagnato da brani storicamente significativi e bellissimi.

Una visione imperdibile.

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