Il giorno dell’incontro di Jack Huston, presentato lo scorso anno a Venezia 80, è giunto finalmente nelle sale italiane il 12 Dicembre grazie a Movies Inspired.

Nel giorno del suo primo incontro dopo essere uscito di prigione, Mikey (uno straordinario Michael C. Pitt in stato di grazia), un tempo campione di boxe, intraprende un viaggio di redenzione attraverso il proprio passato.

Mentre si prepara per il combattimento più importante della sua vita, Mikey si riconnette con le persone a lui più care e cerca di rimediare agli errori commessi.

Non appena il film è iniziato, ho provato la medesima sensazione che mi pervase quando vidi il pilot di The Wire, la più bella serie crime mai realizzata in occidente e mi sono posto la medesima, spontanea domanda: qui il livello è troppo alto sin dall’inizio. Quanto potrà reggere senza crollare?

La risposta è: 105′.

Il giorno dell’incontro non è un semplice film: è un diamante dalla regia impeccabile.

La recitazione, la musica, la fotografia… la sceneggiatura!

Qui siamo di fronte ad una delle opere più belle degli ultimi 10 anni, senza se e senza ma.

Se 25 anni fa qualcuno mi avesse detto che il bimbetto belloccio di Dawson’s Creek sarebbe giunto ad un tale livello di padronanza della propria recitazione da rivaleggiare con Mickey Rourke nel prime… gli avrei consigliato di iniziare a disintossicarsi prima possibile.

E invece… Michael Carmen Pitt (sarà un caso che il suo personaggio in questo film si chiami proprio Mikey, come lui stesso e Rourke nella vita reale?), con quest’interpretazione sofferta ed intimista… ci regala la miglior prova della sua carriera ed una delle performance più coinvolgenti del nuovo millennio.

Qui non siamo di fronte all’ennesima americanata anabolizzata, progettata per esaltare il corpo del protagonista e sopperire al buco nero di sceneggiatura.

Questo, Ladies&Gentlemen… è il più bel film sulla boxe apparso sullo schermo da Toro scatenato ad oggi.

Com le parole del regista: “Sono sempre stato attratto dalle storie di riscatto.

Per me riflettono perfettamente le verità della vita: avversità, paura, dubbio, disperazione, ma in qualche modo, mai senza speranza.

Volevo approfondire l’esperienza umana, seguire Mikey nel suo viaggio, trovando luce nei luoghi più oscuri, permettendogli di riscoprire la bellezza di questo mondo come se la vedesse per la prima o forse per l’ultima volta.”.

Nell’ultima frase è racchiusa un’altra delle fascinazioni di quest’opera imperdibile: l’atmosfera di disperata, dolceamara, malinconia che precede un’inevitabile quanto necessario cambio di vita, nel bene e nel male.

Abbiamo provato una sensazione simile nello splendido La 25ª ora del sommo Spike Lee.

“Ho cercato di catturare l’essenza di una vita in un solo giorno. L’amore, il dolore, la sofferenza, la felicità, il modo in cui i ricordi ci assalgono senza motivo e senza preavviso. La macchina da presa agisce come un’estensione del nostro antieroe.

Siamo al suo fianco nel suo viaggio, e lui ci trascina avanti.”.

Menzione speciale, infine, per una schiera di comprimari degna del miglior Scorsese che varrebbe da sola il prezzo del biglietto: Steve Buscemi, Ron Pearlman e Joe Pesci!

Se il Cinema del 2024 fosse tutto come questo meraviglioso Day of the Fight (esatto proprio come il cortometraggio che l’immenso Kubrick girò nel 1951)… mi trasferirei a vivere dentro una sala.

Dulcis in fundo… questo film è l’esordio alla regia del 42enne Jack Huston, il cui nonno paterno… si chiamava John.

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