C’è vita anche al di fuori del cinema mainstream, come dimostra la rassegna “Riflessi”, in corso alla Festa del Cinema, che offre spunti di grande interesse: «Watatu» ci porta dal Kenya una straordinaria testimonianza su come recitare può salvare la vita, o perlomeno dare una grossa mano a comunità tradizionali che rischiano di finire stritolate nei conflitti tribali e religiosi.
È il caso di Mombasa, città costiera a maggioranza musulmana, contrapposta alla capitale Nairobi, a maggioranza cristiana, dove si ritrovano Salim e Yusuf, aderenti rispettivamente alle due fedi religiose. Il coinvolgimento del Kenya nell’interminabile guerra civile in Somalia diventa sempre più pericoloso, con sconfinamenti letali da una parte e dall’altra; alcuni giovani musulmani come il nipote di Salim, vittime della propaganda di abili agitatori, cercano di vendicarsi dei soprusi che i loro correligionari subiscono dal governo nella spirale di violenza che rischia di andare fuori controllo.
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In modo innovativo, il brillante attore londinese Nick Reding (era in Blood Diamond e The Constant Gardener) impiega in questa sua regia l’energia positiva del popolo keniota per mostrare come si possano individuare alternative alla violenza interreligiosa. «Watatu» è un racconto a scelta multipla: propone prima una versione della vicenda, il cui epilogo è l’uccisione di un innocente, per poi dare spazio al pubblico – composto dagli stessi abitanti di Mombasa protagonisti della storia – chiamandolo in causa alla ricerca di una soluzione migliore. Il ricorso ad un teatro di strada, che si richiama agli stilemi del “teatro dell’oppresso”, è un formidabile strumento di pacificazione attraverso la recitazione, anche perché già noto alle comunità tradizionali e ne sollecita il protagonismo.
Il film si avvale di un cast vivacissimo, composto sia da gente comune che da professionisti già attivi in soap opera e programmi radiofonici, guidato mirabilmente da un cast tecnico che opera nell’ambito di “S.A.F.E.”, la ONG fondata dallo stesso Reding che opera in Kenya.
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