Il mio vicino Totoro_locandinaTonari no Totoro, titolo originale, è un film d’animazione giapponese del 1988 diretto da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli, ma approdato nelle sale italiane solo nel settembre 2009.

La pellicola al suo esordio vinse l’Animage Anime Grand Prix, e nell’89 il premio come miglior film al Mainichi Film Concours. Nel 2008, si aggiudicò il 275° posto nella lista dei 500 migliori film della storia, stilata dalla rivista inglese Empire. Il personaggio di Totoro fu tanto amato dal pubblico internazionale da divenire il logo dello Studio Ghibli.

Il mio vicino Totoro racconta la vita di due bambine, Satsuki e Mei, che si trasferiscono con il loro papà a Tokorozawa, un paesino rurale nell’hinterland di Tokyo degli anni cinquanta, per essere più vicini all’ospedale in cui è ricoverata la loro mamma.
Inizia così il loro viaggio alla scoperta di un mondo nuovo, ma soprattutto alla scoperta della natura.

Il loro primo incontro è con i “nerini del buio”, spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case e che solo i bambini possono vedere. Successivamente Mei, seguendo le tracce di alcune ghiande, s’imbatte in due spiritelli dalle orecchie lunghe come conigli, che la conducono nella tana di un loro “parente” più grande: Totoro, uno spirito buono dall’aspetto paffuto e coccoloso.
Mei vede in questo essere un tororu (un troll, in giapponese), ma la piccola, di soli quattro anni, ne storpia il nome in Totoro.
Da questo momento cominceranno le straordinarie avventure delle due bambine che grazie agli strani “vicini di casa”, supereranno la malinconia per la lontananza dalla mamma, correranno in piena notte su un gatto-bus e faranno crescere piante altissime sulle quali il panciuto Totoro potrà librarsi come una piuma.

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Il film di Totoro è uno dei più belli tra quelli creati da Hayao Miyazaki e, forse, il più fiabesco.

Come in quasi tutti i suoi capolavori, i protagonisti sono i bambini, la Natura è la vera regolatrice e gli spiriti sono onnipresenti.
L’autore de La Città Incantata (premio Oscar ©® 2003) e del famoso Il Castello di Howl (Nebula Award per la sceneggiatura nel 2007), fonde alla perfezione le leggende e le credenze giapponesi per regalare al pubblico moderne fiabe e luoghi incantati.
Attento alle problematiche del surriscaldamento globale, della deforestazione e dell’estinzione delle specie, riesce a far riflettere lo spettatore senza palesare il vero fulcro di quanto racconta.

La scoperta graduale di Satsuki e Mei di quanto di bello c’è intorno a loro; la gioia che le bambine provano nel veder crescere le piantine o scorazzare per i campi arati; la stessa decisione del loro padre di trasferirsi in un luogo incontaminato, non è altro che il percorso dello spettatore verso un qualcosa di più genuino, autentico e puro.

Gli spiriti che dimorano nella natura e che solo i bambini possono vedere, ci ricordano la perdita della nostra innocenza, della nostra purezza e della capacità di poterci ancora stupire.

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