Approfondimento sulla Ronda di Notte, quadro già ispiratore del film Nightwatching sempre di Greenaway. Attraverso una suggestiva, trascinante, a volte schematica, spesso ironica e sempre illuminata via che conduce nell’inferno dipinto dall’artista Olandese, lo spettatore, sostenuto fin dall’infanzia nell’analisi della parola scritta, abbandonato a se stesso nel decifrare le immagini, trova nel regista un acutissimo Caronte che con mestiere e fantasia scompone il dipinto per penetrarne i segreti.
Rembrandt, ribelle, incline all’insubordinazione, sarcastico e pronto a giocarsi la vita per assecondare il proprio genio creativo, riempie il suo capolavoro di indizi che rivelano un omicidio, toglie espressività ai colpevoli per evitare l’immedesimazione degli osservatori, si dipinge all’interno come osservatore e testimone e va incontro alla rovina mettendo su tela il quarto dipinto più noto in occidente dopo La Gioconda, L’ultima cena e Il Giudizio Universale.
Rembrandt utilizza una luce artificiale e Rembradt’s J’accuse ce ne mostra le ombre che raccontano, insieme ad oggetti, animali e donne, le relazioni tra i personaggi, il rumore degli spari che sorprendono gli attanti e l’invito, della mano sinistra dell’assassino, a penetrare nella sua storia sinistra. Grande fotografia, accompagnata da sapienza e ironia, per raccontare un quadro rivoluzionario, un artista impavido, una delle poche possibilità dei vinti di vedersi raccontati e degli impuniti di non farla franca all’infinito.
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