Campione di incassi in patria, dove al botteghino è stato secondo solo a Titanic, Giù al nord è un piccolo gioiellino di comicità semplice semplice, che insegna ai nostri cineasti che è possibile fare umorismo per le masse e attrarre il grande pubblico anche senza scendere nella volgarità o nell’idiozia da cinepanettone.

Che d’altronde il momento ottimo della commedia francese (“momento” che in realtà oramai si trascina da qualche anno) sforni periodicamente film piccoli ma indimenticabili è cosa cui ci stiamo abituando. Ma qui si sta parlando di una pellicola che in patria è stata un fenomeno senza precedenti storici. Da noi giunge comunque come una scommessa, in quanto grossa parte della comicità orchestrata da Dany Boon (qui regista e sceneggiatore) è frutto di giochi dialettali onestamente semi-intraducibili. Scommesse del genere i nostri doppiatori le hanno quasi sempre perse, ma qui l’eccezione sorprende per la qualità e per il risultato dello sforzo compiuto: certo, piacerebbe poter conoscere il francese tanto bene da riuscire a cogliere le infinite sfumature che la versione originale saprà certamente regalare, ma la versione italiana riesce comunque a far ridere spesso e volentieri. E nonostante si avverta di frequente una certa fastidiosa forzatura nelle espressioni o nella recitazione dei doppiatori, l’effetto finale è comunque rimarchevole.

Giù al nord gioca infatti tutto sulla contrapposizione geografica e culturale tra nord e sud della Francia. Breve guida alla società d’Oltralpe: a differenza del Belpaese, lì è il sud a rappresentare la regione ricca e più “ambita”, mentre gli abitanti del nord si portano appresso una non invidiabile fama di zoticoni ignoranti, burberi, ubriaconi e soprattutto parlanti un dialetto incomprensibile e ridicolo (lo Ch’tis, da cui il titolo originale, Bienvenue chez les Ch’tis). Giù al nord rovescia tutti questi preconcetti e smaschera l’ignoranza dei pregiudizi.

Protagonista è un direttore delle poste che vive in una ridente cittadina del sud, il quale spera da anni in un trasferimento. A seguito di un suo imbroglio, viene punito con il “confino” in un paese del profondo nord. Si trasferirà da solo, lasciando moglie e figlio a casa, rivedendoli solo nei fine settimana. Ma presto scoprirà non solo la falsità dei suoi pregiudizi su quella gente, ma anche quanto confortevole e affascinante possa essere vivere un quella realtà così diversa e così stranamente amichevole: le sue rimpatriate in famiglia si trasformeranno perciò in un teatrino di bugie per nascondere ad amici e parenti una realtà impossibile da credere se non la si vive di persona. Ma si sa, le bugie hanno le gambe corte…

Impreziosito da recitazioni azzeccate, da una regia attenta e da attori perfetti nelle loro parti, il film soffre forse unicamente di un ritmo comico altalenante, che alterna momenti di ilarità spinta e quasi incontenibile (si veda il siparietto messo in piedi all’arrivo della moglie nel paese) a fasi un po’ più lente e scontate (come l’inevitabile finale alla “e vissero tutti felici e contenti”).

In conclusione, sovviene tanto banale quanto necessario un paragone con la cinematografia nostrana di genere: quante commedie regionaliste vede ogni anno il nostro cinema? Quanti attori comici rimangono imbrigliati per una vita in un dialetto che confina i loro sforzi solo in certe sale? Che il film di Dany Boon sia un esempio per spiegare ai vari Salemme e Boldi, Verdone e Pieraccioni che dalla sintesi emerge sempre il meglio. Culturalmente, ma anche economicamente.

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8Comments

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  1. 2
    Manuela

    Io dico che il doppiaggio e l’adattamento dei dialoghi sono semplicemente uno scempio. Posso anche giustificare l’invenzione delle parole, l’uso di termini stupidissimi, le pronuncie “copiate” dall’originale francese (le sc al posto delle s), ma l’accento pseudo-emiliano è decisamente una forzatura e rovina lo sforzo fatto per rendere la differenza linguistica tra il “francese neutro” e quello parlato al nord.

  2. 5
    homer84

    Non posso che condividere l’analisi. Forse però l’idea di usare i dialetti nostrani l’avrebbe “provincializzato”: per una volta che non ci tocca vedere uno scrauso filmetto italiano, lasciamo almeno che la differenza si senta (oltre che vedersi)! 😛
    Senza contare che sarebbe stata operazione “politicamente scorretta” per alcuni: quale dialetto far parlare ai “bifolchi” (o presunti tali) di turno? Qualcuno magari se la sarebbe presa! 😀

  3. 6
    Virginie

    Confermo, il tuo “bestemmiare” e soprattutto condivido la tua analisi tra i vari Boldi e Salemme, nonchè la qualità che si è raggiunta nel doppiare questo film… devo però rimarcare il fatto che, nella versione originale la colonna portante del film è proprio l’ignoranza della realtà del “Nord” a sostenere la comicità del film, cosa che invece nel doppiaggio italiano è stata sottosviluppata a favore di un esasperazione della differenza dialettale e della incomprensibilità delle parole. Le stesse traduzioni di alcune espressioni diminuiscono la comprensibilità. A me, nonostante tutto è piaciuto anche in Italiano, notevole è stato certamente lo sforzo di far capire come mai quelle situazioni potevano essere comiche al di là dell’evidente scenetta… probabilmente, dal mio punto di vista sarebbe stato più semplice usare i dialetti italiani, certamente avrebbe reso la cosa più comprensibile e certamente piu fracile da doppiare 🙂

  4. 7
    homer84

    Ti capisco e ti credo in pieno. Il fatto è che questo è solo uno dei mille difetti della nostra cultura (un grande provincialismo), per cui non doppiare un film da noi equivale ad ucciderlo commercialmente, così come doppiarlo equivale a ucciderlo artisticamente.
    Detto ciò, credo solo che stavolta si siano impegnati: tutto qua. Non che il risultato possa essere paragonato alla versione originale. Come tu dici, film del genere non vanno doppiati e basta. Ma dirlo da noi purtroppo vuol dire bestemmiare…
    Ciao!

  5. 8
    virginie

    io sono francese ho visto il film in tutte due le lingue e posso dire che e decisamente meglio in francese!
    non si puo doppiare un film del genere!!!mi spiace

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