Ultimi tre giorni, al Teatro Manhattan di Roma, per Finché morte non ci separi di Andrea Monti.

“Quattro corti tragicomici sui rapporti di coppia”, sottotitolo dello spettacolo, rende perfettamente l’idea di ciò che troverete sulla scena.

Ciò che, invece, non potete immaginarvi – una piacevolissima sorpresa – è un “cast” giovane e molto preparato, uno “script” di ferro, bilanciato al millesimo, un sarcasmo costante che muta in ironia, sfumando di battuta in battuta.

Beckett occhieggia qua e là, in questa performance ritmata ed indagatrice: c’è speranza per l’amore, al giorno d’oggi? Il tradimento ha senso o distrugge il legame? Come affrontare una maternità…senza impazzire?

Quest’ultimo (insieme al cibo – protagonista sanguinante e sanguinolento dell’ultima parte  – ed al simpaticissimo gioco di parole che non vi svelo), è il tema la cui trattazione più mi è sembrata convincente. Tutti i ruoli, infatti, sono sfaccettature del medesimo individuo, quasi dei pensieri “corpificati” sulla scena…e le due donne, la Donna, il sentire femminile sono una gioia per lo sguardo e la mente dello spettatore. Menzione d’onore per Lisa Recchia (foto in alto), la cui mimica facciale è ai livelli del mitico Attrazione fatale.  😉

Quando in scena e al tavolo di scrittura c’è il talento, il budget non conta. Una sonora lezione per le megaproduzioni sciape degli ultimi anni. Un piccolo gioiello da non perdere.

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