Che Hollywood sia luogo di impegno politico (almeno sulla carta) lo si sa. Per fortuna sempre più spesso i protagonisti del dorato mondo del cinema americano portano il loro impegno anche all’estero. Nel caso specifico, Steven Spielberg si è dimesso dall’incarico di consulente per i Giochi Olimpici di Pechino, in disaccordo con la gestione del dramma del Darfur, operata dalla Cina, paese che potrebbe avere una grossa influenza sul Sudan per fermare i massacri in corso.
Il regista cinese Zhang Yimou ha commentato la notizia delle dimissioni di Spielberg definendola “Un fatto spiacevole”. Forse lui pensa solo al danno che tale abbandono avrà sulle cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi (di cui lui stesso è responsabile). Ma di certo anche questo fatto contribuirà a ben altre ripercussioni sulla già traballante nomea del paese comunista.
Il valore di preveggenza dell’agire di Spielberg, alla luce dei recenti, terribili, sanguinosi, insensati fatti del Tibet (http://www.corriere.it/esteri/08_marzo_16/tibet_vittoria_ipocrisia_b5561bb0-f329-11dc-a3d7-0003ba99c667.shtml)
è decisamente notevole.