L’abbiamo visto, e preso in simpatia, in Sabrina, modesto remake dell’omonimo film di Billy Wilder. L’abbiamo definitivamente notato nel 1997, quando venne candidato all’Oscar come migliore attore non protagonista nel toccante Qualcosa è cambiato, al fianco di Jack Nicholson ed Helen Hunt. E, da allora, l’abbiamo affettuosamente seguito in una serie di pellicole così diverse, le une dalle altre, che la sua filmografia potrebbe rivelarsi una sorpresa persino per il suo sostenitore più accanito.
Greg Kinnear, classe 1963, ha firmato piccoli capolavori sentimentali come C’è posta per te, assieme all’attrice Meg Ryan, e Da che pianeta vieni?, con un’Annette Bening appena uscita da un’altra candidatura all’Oscar grazie al cult-movie American Beauty. Ha partecipato ad esperimenti d’autore come The Gift – Il dono di Sam Raimi e Godsend – Il male è rinato, arrivando con quest’ultimo a superare un Robert De Niro non certamente nel suo periodo migliore. Ha vestito con ingegno, e consueta eleganza, i panni del Maggiore Bruce Crandall nel drammatico We Were Soldiers – Fino all’ultimo uomo, del gemello siamese di Matt Damon in Fratelli per la pelle, del responsabile marketing di una catena di fast food in Fast Food Nation e, infine, dello sfortunato padre di famiglia nell’indipendente, e pluripremiato, Little Miss Sunshine. Senza dimenticare il più recente Ghost Town, consacrazione dell’attore ad un genere di commedia superiore rispetto a quello di una mainstream sempre più omologata e ripetitiva.
Flash of Genius, uscito nelle sale lo scorso 7 agosto, lo vede finalmente protagonista di un biopic che convince, risultando seducentemente brillante come lo era stata, a suo tempo, la rappresentazione cinematografica delle vicende del matematico John Nash, schizofrenico personaggio principale dell’indimenticabile A Beautiful Mind.
Robert Kearns, talentuoso professore universitario di Detroit, trascorre i suoi momenti liberi inventando piccoli oggetti utili alla società americana del ‘60. Quando un giorno viene colpito da un vero e proprio lampo di genio (traduzione letterale del titolo inglese), che permette lui di migliorare il vecchio sistema di tergicristalli e di inventarne una versione elettrica ad intermittenza, egli attira l’attenzione della Ford, con cui inizia una trattativa per produrre da sé il nuovo marchingegno. Apertamente truffato dal colosso dell’industria automobilistica, però, che non gli riconosce più alcun diritto sull’invenzione ed anzi dà gratuitamente il suo marchio alla stessa, l’uomo si ritrova a dover affrontare un crollo psicologico che lo porta a perdere, ben presto, sua moglie ed i suoi numerosi figli. Senza darsi tuttavia per vinto, e pronto a perseguire una lenta e difficile causa in nome dei tanti brevetti ignorati nel corso della storia, Kearns trascina in tribunale la Ford senza badare ad alcun resoconto personale, affrontando spese economiche superiori alle sue possibilità per un dovere che avverte nei confronti di una giustizia ben più alta e morale: la verità.
Flash of Genius è la prima opera registica di Marc Abraham (già produttore de I figli degli uomini, Il club degli imperatori e tanti altri lungometraggi meritevoli d’interesse), che cattura lo spettatore con una realizzazione artistica tutt’altro che pretenziosa. Ma, aiutato da una fotografia d’eccezione e da un cast davvero azzeccato tra cui figurano, oltre a quello di Kinnear, i nomi di Dermot Mulroney e Lauren Graham, il neo regista si conquista la sua bella fetta di gloria con un prodotto che funziona nel suo compito di emozionare il pubblico e portarlo ad un’accesa riflessione su quell’ingiustizia che, un po’ tutti i giorni e sempre più spesso, sembra inevitabilmente prendere il sopravvento sulla coscienza umana. Ed è esattamente in questo contesto, che la relazione tra lo spettatore e Kearns, inventore e sognatore, prende una piega diversa a seconda delle preferenze del primo: la scelta, il perfetto equilibrio tra compromesso ed ideale, qui, sono solo una delle tante problematiche che vi affliggeranno durante la visione del film.
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